"Ha istigato nostra figlia al suicidio". Coppia francese denuncia TikTok

I fatti risalgono al 2021. Secondo la ricostruzione dei genitori, l'app cinese avrebbe mostrato alla figlia contenuti relativi a depressione e molestie, aggravando il suo stato psicologico

"Ha istigato nostra figlia al suicidio". Coppia francese denuncia TikTok
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I genitori di una ragazzina francese morta suicida nel 2021 hanno denunciato TikTok, accusando in particolare l’algoritmo della piattaforma di aver “rinchiuso” la 15enne dentro il suo malessere. Secondo la coppia, l'algoritmo e il sistema di raccomandazioni del social cinese avrebbe aggravato la situazione psicologica della figlia Marie, spingendola a togliersi la vita. Poco prima di suicidarsi, l’adolescente ha pubblicato sulla piattaforma un video in cui esprimeva la sua sofferenza dovuta al bullismo subito a causa del suo sovrappeso. Questo input da parte sua avrebbe spinto l’algoritmo di TikTok a presentarle una raffica di contenuti riguardanti depressione e molestie. “Questo può portare qualcuno solo a stare peggio”, ha dichiarato a France-Info l’avvocato dei genitori, Laure Boutron-Marmion. “È ovvio che TikTok sia parzialmente responsabile. I social hanno un ruolo importante nella vita degli adolescenti che si trovano in uno stato psicologico fragile”. La denuncia dei genitori ipotizza i reati di istigazione al suicidio, propaganda di strumenti per togliersi la vita e omissione di soccorso. È la prima volta che in Francia vengono mosse accuse del genere contro una piattaforma social.

Tiktok non fa nulla per proteggere i bambini”, ha sottolineato Yasmine Buono, specialista di educazione digitale d’Oltralpe e presidente dell’associazione Génération Connectéé. “Il social sa perfettamente che alla sua app è collegato un numero enorme di minorenni che si scambiano anche messaggi di odio. Questi però non vengono rimossi, anzi sono addirittura incoraggiati a diffondersi”. L’esperta ha anche ammesso che, di fronte all’inazione delle piattaforme, risulta impossibile dire ai giovani di staccarsi dalla rete.

In passato altre piattaforme sono finite nel mirino della giustizia per istigazione al suicidio. Nel dicembre del 2022, la sentenza di un tribunale del Regno Unito ha implicato per la prima volta gli algoritmi dei social network nel caso del suicidio di Molly, una ragazzina di 14 anni che si è tolta la vita nel 2017. Per i suoi genitori, i contenuti che aveva consultato sui social network avevano qualcosa a che fare con la sua morte. In particolare, la giovane aveva ricevuto raccomandazioni via mail dalla piattaforma Pinterest che le suggeriva di leggere "Dieci post sulla depressione che potrebbero piacerti".

Oltre alla diffusione di contenuti negativi, in passato i social network sono stati anche il viatico di diffusione di pericolose challenges, sfide pericolosi e in certi casi mortali tra giovani in cerca di popolarità. Alcuni esempi sono la Knock out challenge, che consisteva nell’aggredire con un pugno dei passanti scelti per caso cercando di far perdere loro i sensi con un solo colpo, o il Choking game, la cui unica regola era provocarsi uno svenimento tramite la compressione della carotide per godere di uno stato di presunta estasi successiva alla perdita dei sensi.

La più famosa è la Blue Whale challenge, ideata da uno studente di psicologia russo nel 2017: un percorso fatale composto da 50 sfide sempre più pericolose che si concludeva con l’ordine dato al partecipante di lanciarsi da un palazzo.

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