La moda maschile è appena iniziata, eppure ne abbiamo già viste abbastanza per approfondire la nostra confusione. Sembra l'anarchica foggia del «ma anche» quella che oggi veste i maschi per le strade e nei templi ufficiali del fashion. Sembra che per quanto riguarda i panni da indossare (e forse non solo quelli, a dire il vero), valga un po' tutto. Che ogni incongruenza sia lecita, contemplata e anzi ben gradita.
Gli abiti dal taglio classico, ma anche il pantalone che si ferma ben sopra la caviglia, la scarpa da ufficio ma anche l'abolizione del calzino (o peggio, il proliferare di quello invisibile), il taglio maschile ma anche i colori femminili, la ventiquattrore ma anche la shopping da donna, la testa rasata ma anche la barba voluminosa.
E ancora, le tinte pastello ma anche le tonalità acide, la cravatta ma anche il collo alla coreana, l'orologio nel taschino ma anche quelli voluminosi da polso, il doppiopetto ma anche il giubbotto, le pochette nel taschino ma anche le spille sul bavero, le forme smilze ma anche le sciarpe voluminosissime. Prendete fiato... Pronti? I quadretti ma anche le righe, il gilet ma anche la T-shirt, i mocassini ma anche le sneakers, il grigio ma anche il rosa shoking, la punta ma anche lo stondato, il gessato ma anche lo spezzato, il cappello invernale ma anche i bermuda di cotone, i piedi nudi ma anche le pantofole di velluto, i pantaloni ma anche le gonne... La moda non ha modo.
Tocca lasciarsi «sballottare» di stile in stile, di stagione in stagione, di colore in colore, di genere in genere: anche quando capita tutto assieme, quando tutto si sovrappone e si confonde: lui ma anche lei. Il fashion... ma anche no.
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