Per il debutto di Christian Dior sulle passerelle di Parigi nel 1947 la giornalista americana Carmel Snow coniò l'espressione “New Look”. Ieri dopo la prima sfilata donna dell'inglese J. W. Anderson per lo storico marchio francese c'è chi ha parlato di “Now look” che potremmo tradurre con un roboante “Lo stile contemporaneo”. A noi è sembrata più aderente ai tempi la collezione disegnata da Nicolas Ghesquiere per Louis Vuitton: un inno allo stare in casa con tutti i lussi possibili e immaginabili per proteggersi grazie alla bellezza dalle brutture del mondo.
Lo show di Dior si svolge alle Tuileries in una gigantesca tensostruttura allestita da Luca Guadagnino con l'equivalente modaiolo della piramide del Louvre rovesciata. Su questo misterioso oggetto all'inizio vengono proiettate le parole: “Do you dare enter?” che sta per “Osi entrare?”. Subito dopo arrivano le immagini dei mostri sacri che nel corso degli anni hanno disegnato Dior: da Monsiuer Christian a Yves Saint Laurent, da Marc Bohan a Ferrè passando per John Galliano e Maria Grazia Chiuri. La domanda è legittima e sensata, la risposta sotto forma di collezione è quantomeno bizzarra. Le uscite sono equamente divise tra il “famolo strano” e il “vendiamolo”. Le stranezze prevedono cappelli implosi come se sopra gli fosse passato un trattore, abiti con sotto strutture che modificano il corpo tipo crinoline, verdugali e faux cul, ciuffi di ortensie al posto dei volants e giganteschi fiocchi neri per allacciare sulla schiena le bluse di candida organza. Invece la parte per così dire commerciale comprende minigonne in denim, tailleurini a pieghe con la sottana ancor più corta della mini, perfino l'eterno binomio di jeans più camicia maschile sotto a una piccola mantella in lana tricottata a mano. Insomma nessun urlo nel deserto anche se il pubblico scatta in piedi ad applaudire con entusiasmo. Tra i vip presenti c'è Johnny Depp che non ha più niente del fascinoso Pirata dei Caraibi ma è è pur sempre il testimonial del profumo Eau Sauvage e due grandi colleghi del giovane designer: Alessandro Michele e Rick Owens.

Diversissimo e molto più spettacolare, lo show di Vuitton si svolge nell'appartamento di Anna d'Austria che è appena stato restaurato al Louvre perché Ghesquiere ha deciso di lavorare sull'idea del vestirsi innanzi tutto per se stessi,sull'art de vivre e sull'intimità in genrale. Ecco quindi le scarpe fatte con tappeti, arazzi e materiali usati negli interni. Poi arrivano le giacche da casa in seta spazzolata tanto da diventare simile a un peluche.
E poi ci sono degli autentici capolavori sartoriali come il bustier in tela di juta completamente ricamato in pizzo guipure, quello dei centrini più preziosi che ci siano. Tra i mille accessori (uno più bello dell'altro) spicca l'orologio Monterey disegnato a suo tempo da Gae Aulenti trasformato nel dettaglio di una sottile cintura dorata.