Emporio Armani. Lacrime e applausi alla prima senza Re

L'uniforme Prada contro l'incertezza. E Brioni presenta il suo "Giardigan"

Emporio Armani. Lacrime e applausi alla prima senza Re
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All'ultima uscita di Emporio Armani le modelle sfilano applaudendo. Qualcuna ha gli occhi lucidi e tutte quando rientrano nel backstage fissano la scala costruita in fondo al set. Da lì non scenderà nessuno ma speriamo che gli applausi salgano fino al cielo. Durano un'eternità al primo dei due show in calendario perché quello che Dante definiva "Il suon di man con elle" è quasi un esorcismo contro quell'assenza intollerabile.

Infatti alla seconda sfilata Silvana Armani, la nipote che oggi dirige gli uffici stile delle linee donna in cui per anni ha lavorato con lo zio, trova il coraggio di affacciarsi a salutare con un semplice gesto della mano noi orfani del popolo della moda. L'emozione è palpabile nella sala in cui abbiamo appena visto una bellissima collezione con gli stessi sapienti tocchi di etnico della moda uomo vista in passerella lo scorso giugno. Al femminile quella sapiente rivisitazione di un altrove che non scivola mai nel folk si tinge un po' di nostalgia e molto del sentimento mutevole che proviamo al rientro da una vacanza. I pantaloni sono da odalisca, maraja, divisa coloniale o tailleur occidentale in una saggia scansione con l'obi giapponese, il gilet d'ogni misura e foggia al posto della blusa, i motivi ikat. Tutto viene filtrato, rivisto e tradotto nel potente linguaggio estetico di Armani. Sul fronte moda sembrava davvero che lui fosse solo nell'altra stanza, su quello umano è un vuoto incolmabile.

Da Prada l'unica emozione che riusciamo a provare è una sconfinata ammirazione per la bravura di Miuccia più Raf mista a un sottile senso di disagio per la distanza siderale che viene imposta alla stampa italiana dagli stilisti. Stavolta ci pesa più del solito perché la collezione non è bella ma meravigliosa: un capolavoro di rielaborazione e decostruzione degli stilemi vestimentali borghesi.

Le gonne a pieghe, la vestina con l'orlo remboursé, i guanti lunghi da signora mia e i cappotti a ovetto vengono scanditi dai minuscoli reggiseni al posto delle bluse, dai più incredibili accostamenti cromatici, da un continuo gioco tra fare e disfare, dire e contraddire che cambia tutte le carte in tavola. Intatti Lady Prada e Mr Simons scrivono che la moda oggi dev'essere flessibile e pronta ai cambiamenti perché non sappiamo cosa ci aspetta. Della serie Ipse Dixit. Più facile e non meno bella, la collezione di Ian Griffiths per Max Mara è dedicata allo stile rococo, alla capricciosa eleganza di donne come Madame Pompadour, al trench inteso come necessità e a qualche sana contaminazione con qualche tocco punk. Elegante e lussuosa oltre l'immaginabile, Brioni rilancia un capolavoro sartoriale degli anni '50: il Giardigan, ovvero la giacca-cardigan. Il resto è stile allo stato puro con materiali, linee e costruzioni perfette anche negli accessori. Sara Cavazza Facchini trova nelle orchidee tutte le curve che servono per descrivere una nuova femminilità dolce e forte come un'onda, gentile come un petalo, complessa e affascinante come una sinapsi nel cervello.

Chichi Meroni, Deux Ex Machina del cult store milanese L'Arabesque creaun'intrigante capsule dedicata all'architettura di Tadao Ando, alla poetica brutalista del cemento e alla luce che filtra nel museo-cupola di Naoshima come sui suoi tessuti.

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