Parigi chiude con i grembiuli di Miu Miu, i marziani di Thom Browne e le ragazze innamorate di Zimmermann

Dal grembiule-operaio di Miu Miu al “girlish style” solare di Zimmermann, fino allo show surreale di Thom Browne: tra ironia, provocazione e sartoria, la moda celebra il lavoro, la fantasia e l’eccesso

Parigi chiude con i grembiuli di Miu Miu, i marziani di Thom Browne e le ragazze innamorate di Zimmermann
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La prima cosa a cui pensi durante la sfilata di Miu Miu piena di grembiuli perché dedicata al mondo del lavoro con tutte le sue difficoltà specie per le donne, è che in francese “grembiule” si dice “tablier” e senza dubbio suona meglio della traduzione romana “parannanza” per non parlare di quella milanese “scoossaa”. Poi ti viene in mente che in francese le Genoveffe diventano Geneviève e anche qui il suono è molto migliore, ma si tratta pur sempre di una delle due sorellastre brutte e cattive di Cenerentola.

Insomma questo grembiule di Miu Miu che costerà cifre da capogiro ha un suo innegabile fascino soprattutto quando è trasformato in un abito vero e proprio e non è solo un dettaglio di styling rubato alle divise da maniscalco, ciabattino, kellerina tirolese o artigiano toscano giusto per caricare di significati politici lo show. Per altro le divise da lavoro hanno da sempre una grande rilevanza nel mondo della moda: l'inglese Paul Smith ha addirittura una linea dedicata in cui ci sono solo più colori dei classici bianchi e blu, ma prima di lui ci fu il futurista Thayat che ha inventato la Tuta. Incredibile il casting con attori, cantanti e musicisti mescolati ai modelli. Tutti sembravano volutamente imbruttiti o abbruttiti probabilmente dalla fatica di arrivare a fine mese se ti compri delle scarpe anti infortunio oppure la cintura attrezzata da carpentiere nelle boutique di Miu Miu che per altro sono le uniche al mondo con davanti code di potenziali compratori.

Tutt'altro mondo da Zimmermann, marchio guidato da due intraprendenti sorelle australiane che hanno reinventato il cosiddetto “Girlish style” ovvero lo stile da ragazza che piace anche alle sessantenni. Davanti alle loro collezioni viene sempre spontaneo pensare alla canzone “Voglio una vita in vacanza” con tutto quel che ne consegue. Bellissima tutta la parte in denim e molto piacevoli i modelli in bianco con un volo di rondini a grandezza naturale intagliato sul fianco oppure sullo scollo.

Da Thom Browne lo show è sempre assicurato ma stavolta il designer americano compagno tra l'altro del curatore museale britannico Andrew Bolton, capo curatore dell'Anna Wintour Costume Center presso il Metropolitan Museum di New York, ha davvero superato se stesso. I modelli di ambo i sessi ma distinguibili solo dalla taglia delle scarpe per via dell'identico “trucco e parrucco” oltre che per l'uso corale di gonne a pieghe sotto a giacche gigantesche, sfilavano nell'ex casa di Karl Lagerfeld con in mano un cartellino luminoso che a volte indicava il numero del modello e ogni tanto riportava la frase in inglese: “vengo in pace”.

Alcuni avevano una maschera da marziano in testa e molti sfoggiavano la celebre borsa a forma di bassotto che è una grande passione del designer. Insomma una cosa da matti, ma molto divertente e soprattutto ben fatta.

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