Massimo Malpica
La Juventus condizionava anche le designazioni arbitrali di Champions league. La novità emerge dalle intercettazioni sul cellulare di Leonardo Meani, laddetto ai rapporti con gli arbitri del Milan che in ripetute conversazioni denuncia lo strapotere del «sistema-Moggi» e limpotenza dei rossoneri rispetto alla «Cupola moggiana». Fra le innumerevoli telefonate sviscerate dagli inquirenti vi è quella del 4 aprile 2005 fra Meani e lassistente Puglisi. I due commentano la designazione della terna per il derby Milan-Inter dei quarti di Champions. A un certo punto Puglisi fa notare al suo interlocutore che a dirigere la Juve, impegnata a Liverpool nella medesima competizione, sarà larbitro Frank De Bleeckere.
«DE BLEECKERE?
AMICO DI PAIRETTO»
Entrambi concordano che il fischietto belga «è un uomo di Pairetto» e ribadiscono che la dirigenza bianconera «riesce anche a influenzare le designazioni a livello europeo». Dieci minuti dopo la giacchetta nera Emidio Morganti contatta Meani. I due parlano del più e del meno fino a quando il collaboratore del Milan si lamenta del fatto che lincontro della Juventus contro il Liverpool sarà arbitrato da De Bleeckere: «Però cazzo... allora De Bleeckere è, praticamente, il figlioccio di Pairetto in Uefa, no! (...). Io dico perché gli inglesi dormono allumido, ma se io fossi gli inglesi, vedete che casino. Questo qui è venuto a fare il raduno qua in Italia, ma dai, con tutti gli arbitri che cerano dovevano proprio prendere De Bleeckere». Le chiacchiere che precedono la decima di ritorno di A «si interpolano anche con i contatti per la preparazione della delicatissima sfida di Champions league - osservano i militari dellArma - che vedrà contrapposti i rossoneri ai cugini interisti il 6 aprile».
VUOI POLL?
NON TE LO DO
Infatti il 18 marzo, alle ore 12,32, Meani riceve una telefonata da un dirigente del Milan che dopo aver scherzato sullesito del sorteggio propone al suo interlocutore i nominativi di due arbitri internazionali non riferibili alla Juve, e dunque giocoforza «graditi» al Milan. «Ascolta una roba, due nomi, io avevo pensato... alla prima Ivanov, la seconda Graham Poll...». Meani conclude la telefonata specificando che sarebbe meglio «avere Graham Poll nella partita di andata e Ivanov in quella di ritorno». Ovviamente, i «desiderata» di Meani restano tali: la prima partita viene diretta dal francese Alain Sars, la seconda dal tedesco Markus Merk. Insomma, se la Juve ha fischietti à la carte in Europa, ai rossoneri è concesso al massimo di sapere le cose con un po danticipo. Il 19 aprile 2005 Pairetto dice a Meani chi arbitrerà il doppio confronto con gli olandesi del Psv Eindhoven: Vassaras per landata e Hauge per il ritorno. Meani si rivende la notizia millantando «meriti» che - secondo i carabinieri - non ha: con Galliani si limita a comunicare i nominativi, ma poi telefona al dirigente Rino Roccato «autoelogiandosi per il suo operato anche se lattività intercettiva non ha messo in evidenza alcuna manovra del Meani per ottenere gli arbitri che sono stati poi effettivamente designati».
PROCURATORI GEA
NEL RITIRO AZZURRO
Disquisendo con lassistente Contini del marciume che impera nel mondo del calcio, Meani si ritrova a discutere dellarbitro Trefoloni che per un gioco a incastro e per esclusioni mirate sembra il più papabile a dirigere il match decisivo tra Milan e Juve, anche se poi il designato sarà Collina. E proprio al fine di rimarcare «la partigianeria di Trefoloni - sottolineano i carabinieri - ampiamente acclarata dalle complessive indagini», il guardalinee riferisce a Meani dei rapporti dellarbitro con i vertici federali («...quello che va a trovare a casa il pomeriggio a Mazzini» numero due di Carraro, ndr): «Per questo la Federazione non conta niente! - sbotta lassistente -. Daltronde chi cè? Lui (Mazzini, ndr), Abete che è un altro ebete, Ghirelli, tutta sta gente qui! Oh! Mazzini è quello che faceva entrare i procuratori della Gea nel ritiro della nazionale, eh?... chiedilo un po ai tuoi giocatori del Milan». A riprova di ciò Contini si dice certo anche della reazione che una simile situazione ha suscitato nellentourage azzurro «...è quello che faceva entrare i procuratori della Gea nel ritiro della nazionale questa estate! Eh!... cazzo! Che si è incazzato (Gigi) Riva. Che roba è? Lalbergo sembra... sembra un carnevale?». Le affermazioni del guardalinee, a detta degli inquirenti, «forniscono ulteriori elementi sui metodi della Gea di poter operare sul mercato calcistico da una posizione privilegiata e di assoluta esclusività, proprio perché si avvale di canali collusivi e associativi ai massimi livelli istituzionali».
LA TV INCASTRA IBRA
E MOGGI SI ATTIVA
Il 20 aprile la Juve perde in casa con lInter. Ibrahimovic nel finale rifila una gomitata al nerazzurro Cordoba. Il fallo da espulsione viene visto da tutto lo stadio, non dallarbitro Massimo De Santis né dai suoi assistenti, Mitro e Griselli. A castigare lattaccante la «prova tv». Un turno di squalifica «guadagnato» con il cartellino giallo beccato sul campo, più due per la gomitata. Moggi e la Juve non ci stanno: Ibra salterebbe la sfida decisiva con il Milan. Così i carabinieri annotano che «traspare la serrata attività del gruppo moggiano in fermento per lapprossimarsi della sfida scudetto con il Milan, che trova nellintermezzo la squalifica di Ibrahimovic». La carta in mano ai bianconeri è una: dimostrare che la terna arbitrale ha visto e non ha ritenuto di intervenire, perché in questo caso la prova tv non vale. Il club torinese ricorre a raffica, ci sono anche «pressanti sollecitazioni esercitate dalla compagine moggiana sullambiente federale. La revisione del provvedimento però poteva dipendere solo da Griselli sul conto del quale, tra laltro, sono emersi elementi che convergono sulla sua partigianeria juventina». Ma la Caf respinge il ricorso e conferma la squalifica. «La giustizia sportiva - annotano i militari dellArma - perviene liberamente alla sua determinazione, dal momento che dal tenore delle conversazioni e dal succedersi dei contatti, si evince che i vertici della Lnp abbiano blindato istituzionalmente lorgano giudicante e lambiente federale dalle incursioni condizionanti della compagine moggiana».
LA TRIGLIA
E LO SQUALO
Luciano stavolta non riesce nel suo intento. Cancellare quel fallo avrebbe «comportato una sfacciata negazione della realtà aumentando ulteriormente lalone di forti sospetti e ombre che circonda i successi juventini», e per di più mentre era in bilico «il futuro degli stessi designatori». Cosa che spiega perché Bergamo voglia improvvisamente dimostrare di essere estraneo al sistema-Moggi. «Vuole apparire - si legge nellinformativa - lesatto contrario di quello che le indagini hanno accertato» e cerca anche di «ingraziarsi» i rossoneri: «Eh, no, no, con me credimi trovano una porta non chiusa, chiusa ma chiusa a chiave - dice il designatore livornese a Meani - perché io avevo già capito dai giornali che stavano preparando tutta una cosa perché la disciplinare rivedesse il suo giudizio e questo poteva dipendere solo da Griselli (...) capito? Griselli è di Livorno e allora...». Meani è incredulo: «Perché loro sono incazzati con Griselli? Perché volevano che lui dicesse che aveva visto?». Bergamo è lapidario: «Eh, per forza!». Il «tradimento» dellamico designatore non piace a Moggi. Che ne parla con Mazzini: «Mi dispiace doverti contraddire ma è un figlio di puttana! Ma proprio con la F maiuscola». E il vice di Carraro conia un «nome in codice» che per gli inquirenti indica il designatore di Livorno: «La triglia?...». Una volta tanto, indigesta alla «Cupola».
LO BANDIERINA «NEMICA»
Meani ha buoni rapporti con i guardalinee Puglisi e Babini, che dopo la sconfitta-beffa col Siena vengono infatti designati per la sfida tra Milan e Chievo quasi per rifondere i rossoneri del torto subito. Eppure il club milanese non è la Juve, osservano i carabinieri: «Nonostante il Meani (...
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