da Roma
«Sono daccordo nel ridiscutere il celibato. E lo dico da prete che ha scelto di sposarsi». Giovanni Gennari è un giornalista della Rai nato 66 anni fa. Docente di teologia morale alla Pontificia università lateranense, ha celebrato la sua ultima messa il 23 dicembre 1982 e nel giugno 1984, dopo aver ottenuto la dispensa da Giovanni Paolo II e dallallora Prefetto dellex SantUffizio Joseph Ratzinger, si è sposato in chiesa con Annamaria.
Perché abolire questa legge antica?
«Non credo che abolendola si risolva la crisi delle vocazioni, ma la legge del celibato così comè oggi appartiene a una teologia del passato, che prevedeva la purezza rituale da parte di chi celebra leucaristia, considerando in fondo il rapporto sessuale come qualcosa di sporco o impuro. Giovanni Paolo II nel 1983, parlando della teologia del corpo, ha detto che la verginità come tale non è superiore al matrimonio, perché la vera superiorità è data dallesercizio della carità».
Dunque secondo lei oggi si dovrebbe cambiare...
«Vorrei ricordare che il Concilio Vaticano II, nel decreto Presbiterorum ordinis, afferma che i preti sposati delle Chiese cattoliche di rito orientale non sono meno buoni preti dei sacerdoti celibi appartenenti alla Chiesa latina».
È contento della scelta che ha fatto?
«Io sono felicissimo di essermi sposato, considero un grande dono anche lamore di Annamaria. Sarei altrettanto felice di riprendere il ministero sacerdotale e come me credo tornerebbero in molti. Ma finché cè la legge del celibato, è giusto che chi decide di seguire questa strada chieda la dispensa, anche se rimane prete nel cuore e nel carattere. Voglio aggiungere che queste decisioni spettano alla Chiesa, al Papa, forse a un concilio, e noi non non possiamo rivendicare nulla».
Un prete con famiglia non rischia di essere meno disponibile per la sua missione?
«È chiaro che nel caso di un prete sposato, anche la moglie deve condividere la missione del marito e manifestare una disponibilità totale al servizio della Chiesa. Un prete sposato può comprendere meglio certi problemi della coppia legati alla sessualità e dunque essere più vicino alle famiglie».