Molotov contro il palazzo dei romeni «Razzismo o regolamento di conti»

Attacco notturno in via Morosini allo stabile occupato da stranieri. Dentro una mezza dozzina di abusivi, alcuni si prostituiscono

Una «strana», e forse ancora tutta da decifrare, bomba molotov è stata lanciata l’altra notte contro un’area dismessa occupata da una mezza dozzina di romeni. Senza creare grossi danni, ma lasciando immaginare scenari preoccupanti, soprattutto alla luce di quanto sta succedendo nel Napoletano. I carabinieri per il momento si limitano a specificare luogo e ora dell’attentato, rinviando alla conclusione delle indagini ogni ipotesi sulla matrice del gesto.
Dunque i dati nudi e crudi dicono che l’altra sera, intorno a mezzanotte e mezza, una bottiglia incendiaria è stata lanciata contro un edificio di via Morosini 8, a due passi da largo Marinai d’Italia. Si tratta di un prefabbricato a un solo piano, che fino a qualche anno ospitava negozi; di proprietà del Comune, è destinato all’abbattimento. Nel frattempo è diventato la casa di una mezza dozzina di romeni. Alcuni come Marcello, 39 anni, e Dumitru, 37, hanno un regolare lavoro rispettivamente come facchino e muratore. Non pagano luce e acqua, ma hanno cercato di dare alla loro sistemazione un minimo di dignità. I locali sono puliti, i mobili sono poveri ma decorosi, in bagno non mancano saponi e rasoi. Condividono la «casa» con un keniano, non si sa se regolare, perché assente.
Loro hanno occupato la parte interna dello stabile, mentre in quella che dà sulla strada, oggetto dell’attentato, vivono due loro connazionali di 23 e 24 anni che battono il marciapiede in viale Zara. Non è un pettegolezzo, quando intervengono i carabinieri uno dei due è ancora vestito da donna. Marcello e Dumitru non ne parlano volentieri, si capisce che non gradiscono i coinquilini che gettano discredito su di loro, in Italia per lavorare onestamente e molto attenti a non avere grane. Marcello in particolare ci mostra una scatola piena di ricevute e scontrini fiscali: serviranno per dimostrare la liceità di ogni acquisto nel caso la polizia ne chiedesse conto.
Nel quartiere molti non hanno mai notato la loro presenza, crea molta più apprensione lo stabile della vicina piazza Santa Maria del Suffragio, occupata da una colonia di nordafricani dediti allo spaccio. Capire chi ha lanciato la molotov e perché non sarà facile dunque. Di sicuro sappiamo solo che era circa la mezza dell’altra notte quando mani ignote gettano una bottiglia incendiaria contro la parte del vecchio fabbricato occupato dai «ragazzi di vita». «Abbiamo sentito l’esplosione e siamo usciti - raccontano Marcello e Dumitru - la benzina bruciava ma non aveva ancora intaccato le pareti, abbiamo tirato una secchiata d’acqua e poi dato l’allarme».
I pompieri non avranno molto da fare: al loro arrivo trovano solo una vetrata del vecchio negozio annerita. I carabinieri invece cominciano a interrogare gli «inquilini» tra cui appunto i due «prostituti», che per il momento appaiono i primi bersagli degli incendiari.

Tanto che per il momento le ipotesi per capire il gesto oscillano tra l’aggressione a sfondo xenofobo e il regolamento di conti all’interno del mondo della prostituzione maschile. Per altre spiegazioni, bisognerà attendere lo sviluppo delle indagini.

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