di Luigi Cucchi
La scuola è una tappa importante per i bambini e i loro genitori. Grande la speranza che il figlio sia brillante nello studio, abbia i migliori insegnanti, venga accolto positivamente dai compagni. L'ingresso a scuola del bambino determina uno stato d'ansia dovuto al non sapere come sarà la realtà che il figlio dovrà affrontare. La scuola può rivelare un mancato progresso nel processo dell'apprendimento che non va trascurato. Questi disturbi, chiamati anche dell'età evolutiva, sono sempre in agguato e si possono manifestare fin dai primi giorni di scuola anche se è azzardato fare diagnosi precoci. Un bambino irrequieto, così come uno che sembra spesso estraniato, imbambolato o troppo timido, non è detto che sarà soggetto a manifestazioni depressive o maniacali, può però evidenziare una certa predisposizione a soffrirne.
È opportuno non ignorare possibili campanelli d'allarme, a esempio la difficoltà di applicarsi, di concentrarsi, fin dal primo giorno di scuola elementare. La maestra rappresenta il primo contatto del bimbo con l'autorità e il passaggio non è sempre semplice e indolore. Molti bimbi sensibili si mostrano intimoriti, altri fanno mostra d'aggressività in atteggiamento di difesa: sono coloro che hanno maggiore bisogno di essere seguiti e aiutati. Questi piccoli troveranno più difficoltà nella lettura, nel riconoscimento delle lettere e nella loro interpretazione (dislessia), nella matematica (discalculia) e necessiteranno di un'adeguata preparazione professionale da parte degli insegnanti. Questi bambini hanno nella maggior parte dei casi una forte intelligenza che non riescono a dirigere. Quando il bimbo a scuola viene escluso, maltrattato, ridicolizzato, con molta probabilità tenderà o a chiudersi o a sviluppare un'aggressività superiore alla norma.
Se poi manifesta irrequietezza persistente (impedendo sovente il regolare svolgimento delle lezioni) viene etichettato come elemento di disturbo. Molti insegnanti diventano con questi bimbi più rigidi e severi, pensando d'avere a che fare con soggetti poco educati, viziati e iniziano ad applicare il pugno di ferro, dare note, punirli, umiliarli di fronte ai compagni.
Nulla di più sbagliato. È l'esatto contrario di quel che dovrebbero fare. Di solito questi bambini sono veramente ipersensibili: ciò li porta ad avere degli alti e bassi d'umore, scoppi d'ira apparentemente immotivati e accessi di ilarità altrettanto ingiustificati.
Se il bambino con la crescita non riesce a entrare in sintonia, rischia col tempo di somatizzare e trasformare i problemi di relazione, del rapportarsi con gli altri, in disturbi psicologici (riguardo al proprio Io) e psichici (che implicano le funzioni mentali) che a loro volta si possono rivelare attraverso sintomi organici o funzionali, anche vere e proprie esternazioni fisiche (tremori, cefalee, stipsi, emorroidi, disappetenza).
Crescere, diventare adolescenti con uno sbilanciamento emotivo di questo genere significa possedere un terreno fertile per la germinazione di malattie complesse quali anoressia, bulimia, disturbi di alimentazione, ansia, attacchi di panico, fobie di vario tipo che attecchiscono con maggiore facilità nelle persone dotate di più spiccata sensibilità che rischiano di non coltivare quella serenità interiore che permette da grandi di affrontare le difficoltà della vita in maniera più equilibrata. I bimbi vanno aiutati senza essere troppo ansiosi o iperprotettivi. Colpevolizzarli può innescare un processo di rifiuto, di opposizione e di bassa autostima.
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