Molti vip indagati e un arresto per una strada lasciata a metà

Nuovi guai giudiziari per Fabio De Santis, l’ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana arrestato lo scorso 10 febbraio nell’ambito dell’inchiesta sui Grandi appalti legati al G8 della Maddalena. Il suo nome figura nell’inchiesta che la Procura di Pescara sta portando avanti su un’opera pubblica mai nata, la strada provinciale «mare monti», che avrebbe dovuto collegare le zone interne alla costa. Un’inchiesta carica di nomi eccellenti, che ieri ha portato anche all’arresto di un ingegnere romano, Carlo Strassil, 63 anni, attualmente consulente per la ricostruzione post terremoto in Abruzzo. Tra gli indagati, infatti, figurano vecchie conoscenze della Procura abruzzese sempre sul fronte appalti pubblici: l’ex sindaco e presidente della Provincia di Pescara, Luciano D’Alfonso (Pd), e gli imprenditori Carlo, Paolo e Alfonso Toto (il primo fondatore di AirOne). I reati contestati, a vario titolo spaziano dalla concussione alla corruzione, dal falso ideologico all’abuso d’ufficio, dalla truffa aggravata al peculato, con l’aggiunta di violazioni penali legate alla tutela ambientale.
Proprio da una denuncia del Wwf, che nel 2008 portò al sequestro del cantiere, parte l’inchiesta approdata oggi alla formalizzazione delle accuse. L’inizio della storia risale però al 2000, quando la Mare monti, un’opera attesa per i collegamenti tra l’entroterra abruzzese e la costa, fu progettata. Spesa prevista: 35 miliardi di vecchie lire. Trentacinque miliardi di vecchie lire che di variante in variante è lievitato a dismisura, tanto che dopo il frazionamento dell’appalto solo uno dei tronconi della strada era già arrivato a costare ben 20 milioni di euro.
Personaggio centrale, secondo gli inquirenti, sarebbe proprio Strassil, attualmente consulente per la ricostruzione dell’Aquila per progetti riguardanti la viabilità e l’agibilità delle scuole. All’ingegnere romano, nominato all’epoca dal provveditorato alle opere pubbliche, gli inquirenti contestano di avere stravolto l’appalto, in modo da renderlo vantaggioso alla società aggiudicataria, quella dei Toto, che per il fermo del cantiere avrebbe ottenuto ben due milioni. Strassil, sempre secondo l’accusa del pm Gennaro Varone convalidata con il sì all’arresto dal gip di Pescara Luca De Ninis, avrebbe fatto da intermediario tra i pubblici ufficiali e gli imprenditori Toto vincitori della gara, autoliquidandosi tre milioni. Fabio De Santis, all’epoca funzionario dell’Anas, per l’accusa avrebbe ottenuto 30mila euro senza svolgere le proprie mansioni. L’ex sindaco e presidente della Provincia di Pescara D’Alfonso (già coinvolto con altre 25 persone in un’altra inchiesta su presunte tangenti negli appalti pubblici del Comune di Pescara), invece, deve rispondere di concorso in truffa. Secondo il pm sarebbe stato lui il referente politico dei Toto.
Gli indagati, in tutto, sono undici.

Nell’ambito della stessa indagine il gip ha anche disposto il sequestro di beni e immobili per un totale di tre milioni e mezzo di euro: nel dettaglio beni per circa due milioni sono stati sequestrati ai Toto; un altro milione è stato sequestrato all’ingegnere Strassil; e quasi 400mila euro invece sono stati bloccati ad altre due società, a parere degli inquirenti riconducibili al professionista romano.

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