È il momento dell’horror d’autore: «Letterature» presenta la coppia John Lindqvist e Licia Troisi

LEI «Il genere fantasy? Ha una sua dignità letteraria capace di creare miti moderni»

È il momento dell’horror d’autore: «Letterature» presenta la coppia John Lindqvist e Licia Troisi

Ci si sta stretti dentro le etichette. E due autori così diversi tra loro come John Lindqvist e Licia Troisi (protagonisti questa sera alla Basilica di Massenzio per «Letterature») faticano a ritrovarsi nella stessa definizione: autori di genere horror-fantasy. Lei romana di origini campane, placida e serena con una visione positiva del suo doppio lavoro (scienziata e scrittrice): «Il romanziere? Cerca di dare ordine al caos. Proprio come lo scienziato». Lui, svedese classe 1968, è proprio un tipo vulcanico e disinvolto che però sul lavoro perde tutta la sua solarità: «È facile riassumere la mia vita: sono stato a lungo infelice, ora sono felice perché verso tutta la mia infelicità sulla carta».
La Troisi è una sorta di risposta italiana a J.K. Rowling. Senza tanti clamori mediatici vende milioni di copie della sua saga Cronache del mondo Emerso (Mondadori). Quando presenta i suoi lavori in libreria devono chiamare la vigilanza a sedare l’entusiasmo eccessivo dei suoi tantissimi lettori. E soprattutto ha un grande merito: quello di far leggere i nostri solitamente apatici adolescenti. E non è poco!
Per «Letterature» la giovane scienziata (sta finendo un dottorato di ricerca in Fisica sperimentale a Tor Vergata) leggerà un racconto inedito dal titolo «Raggio di luna» mentre Marco Baliani darà voce al racconto «Pareti di carta», scritto per l’occasione dall’autore svedese.
Prima di diventare il più grande scrittore europeo di horror, John Lindqvist ha fatto di tutto: dal cabarettista al prestidigitatore da strada, fino al più prezzolato ruolo di autore televisivo. Non sembra difficile per questo quarantenne svedese spiegare l’anomala trasformazione da cabarettista a «padre» di incubi metropolitani e vampiri (i suoi romanzi Lasciami entrare e L’estate dei morti viventi sono pubblicati da Marsilio). «In fin dei conti si tratta di fare la stessa cosa - spiega sorridente -. Il comico prende una situazione assolutamente ordinaria e ci inserisce un elemento straniante. E qualcosa di simile fa anche l’autore di romanzi horror. Per risultare avvincente deve costruire una realtà credibile nella quale far muovere i suoi “alieni”, mostri o vampiri che siano».
E così ha fatto, questo eterno ragazzo originario di Blackeberg, sobborgo a pochi chilometri dalla capitale Stoccolma. Nei suoi romanzi si respira l’atmosfera fin troppo reale di una vita metropolitana grigia e anonima. Ed è in questo contesto che si muove la giovane protaagonista del romanzo Lasciami entrare (diventato anche un film di successo, nelle sale italiane proprio in questi giorni). «In fin dei conti quello che racconto - spiega Lindqvist - è tutto vero. Solo che viene raccontato in maniera diversa. Si tratta della mia vita passata. Di quando ero giovane e non certo allegro e mi toccava vivere in un sobborgo grigio e alienante. È ovvio che non c’era alcun vampiro nell’appartamento accanto al mio. Ma molto del mio lavoro viene da lì». E poi cita Lucio Fulci e Dario Argento come maestri del genere cinematografico che più ha cullato i suoi sogni e i suoi incubi. Mentre cambia registro per indicare il libro della vita: Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez.
«Per me, invece, il libro perfetto - commenta invece la Troisi - è il Nome della Rosa di Umberto Eco. Lì c’è tutto: suspence, scrittura, digressioni molto dotte, miti e Storia».

E va sicura anche per quanto riguarda la dignità letteraria del genere fantasy (amato soprattutto dai ragazzini e dagli adolescenti): «In fin dei conti si propone di creare dei miti moderni».
Basilica di Massenzio, ingresso Clivo di Venere Felice. Inizio spettacolo ore 21. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

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