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Un mondiale per due: il Monaco e il Dongiovanni

F1 a Istanbul: due modi opposti di essere pretendenti al titolo piloti

nostro inviato a Istanbul
Uno balla sui tavoli, l’altro va in bicicletta. Uno ama la vodka lemon, l’altro gioca a scopone scientifico. Uno, se può, si ferma a Las Vegas, l’altro, se può, torna subito in Spagna; uno è sposato con Jenni, ex miss Scandinavia bella come il sole, l’altro aveva una fidanzatina storica e non ce l’ha più. La strana sfida all’ombra di questo mondiale racconta di due talenti non comuni, di due ragazzi di 25 e 24 anni in vetta alla classifica, ma soprattutto di due uomini completamente diversi, accomunati da questo duello a trecento all’ora, dal talento e dall’aver entrambi involontariamente rinnegato il credo di vita firmato dai rispettivi padri motoristici: Ron Dennis, patron McLaren, e Flavio Briatore, gran capo Renault. Perché fuori dalle piste Raikkonen non riesce a seguire gli insegnamenti calvinistici di quel monaco del suo boss, così come Alonso non si toglie quasi mai il saio della dedizione per imboccare strade molto glamour, quelle stesse strade tracciate dall’uomo della Renault, ma anche del Billionaire, degli yacht, della Costa Smeralda e delle Naomi, insomma, il suo capo.
Per cui la sfida fra i due non solo è strana, ma è una sfida doppia: di motori, team e doti di guida da una parte, e di stili e modi di vita dall’altro. In pista, a questo ennesimo duello, Kimi ci arriva da secondo nel mondiale, con 26 punti da recuperare allo spagnolo, ma con la consapevolezza di aver vinto l’ultima corsa e di avere l’auto più veloce (ieri, dietro la Toyota del collaudatore Zonta c’erano tre McLaren in fila). «È inutile girare intorno al problema – dirà infatti il finlandese – se voglio vincere il mondiale devo fare sei pole e vincere sei Gp. Punto. Il resto sono chiacchiere». Fernando affronta invece il circuito di Istanbul park con la certezza di doversi soprattutto difendere (7° tempo per lui), ma di avere il vantaggio giusto per farlo: «Il mio unico obiettivo – spiegherà – è finire a punti tutte le gare e possibilmente andare a podio. Solo così posso contenere la rimonta di Kimi».
Fuori dalla pista, la sfida iridata racconta però di due vigilie completamente diverse: Kimi Raikkonen – ha scritto un settimanale scandalistico finlandese – è stato sbattuto fuori di casa dalla moglie bella come il sole, «ma questo è solo gossip e non lo commento e quel giornale scrive tante cose non vere, e non mi turba e poi sono questioni che non hanno nulla a che vedere con le gare e tanto meno influiscono sulla mia concentrazione», dirà alzando le spalle. A casa, Fernando Alonso ci è invece andato per stare con la famiglia, «perché era un sacco di tempo che mancavo», confiderà lui. Mentre, sempre a detta della rivista 7 paivaa, Kimi dopo essere stato allo stadio di Helsinki durante i mondiali di atletica, dopo aver fatto tardi al ristorante con un paio di amiche-modelle, dopo aver fatto la proverbiale sauna con le stesse, sarebbe stato colto in flagrante dalla moglie, Fernando pedalava sui monti svizzeri con sei amici e amiche, gli stessi di una vita, quelli che conosceva quando era ragazzino ad Oviedo. Mentre Raikkonen stava spiegando i perché e i percome della scappatella, Fernando era tutto preso a mostrare agli amici della compagnia gli ultimi trucchi da prestigiatore (è bravissimo) e le imitazioni (la più riuscita è quella dell’ex premier Aznar), ma in fondo la sua testa era già a casa, a Oviedo, fra i sapori suoi. Perché la strana sfida è anche questa: una sfida tra un piccolo diavolo e un po’ di acqua santa.

E si passi il paragone.

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