San Paolo - Se la McLaren-Mercedes fosse un fumetto, potremmo descriverla come Wile Coyote che frena fra nuvolette di polvere davanti al dirupo. Stridor di talloni, stridor di gomme per evitare di sprofondare ancora più giù. Ma poi lì sul picco, tremendamente in bilico, non sa che fare: una parte vuol tornare indietro, l’altra buttarsi a capofitto. L’agire del team anglo tedesco fa pensare questo: perché lunedì, con l’annuncio, per la verità deboluccio, di aver deciso di ricorrere in appello solo «per rispetto e volere dei tifosi», pareva voler smosciare l’intera operazione. E perché ieri mattina, con il comunicato del numero uno della Mercedes F1, Norbert Haug, è parso per qualche ora che volessero addirittura mettere la parola fine all’antipatica vicenda. «Il ricorso è stato fatto - spiegava Haug - non perché il nostro team voglia vincere il mondiale a tavolino, bensì per ottenere solo chiarimenti sui regolamenti».
La sensazione, però, è che la McLaren non sia propriamente dell’avviso, o meglio, lo sia perché pressata dalla Mercedes stanca della pessima pubblicità. Infatti, in serata, da Parigi, sede della Fia, è arrivata la conferma che la richiesta d’appello era stata depositata (si vocifera però che la Federazione e il suo presidente, Max Mosley, abbiano una gran voglia di trovare un appiglio per rigettarla). Pochi minuti dopo ecco il comunicato ufficiale del team di Dennis, da cui si evince che «la squadra desidera vincere gare e campionati sulla pista, tuttavia, se ci sono state delle irregolarità, è giusto che queste vengano esaminate in modo da assicurare che le norme vengano applicate... Questo è interesse anche della Fia».
Un lungo giro di parole che non lascia - al contrario del socio tedesco - intuire la volontà di non contestare il titolo. Dalla Germania rimbalza la voce che il giorno fissato per l’udienza possa essere il 10 novembre (entro il 30 tutti i campionati devono essere ufficializzati). A questo punto bisognerà anche vedere se la Federazione troverà il cavillo per rigettare (come si diceva) il ricorso o se i precedenti in materia di carburanti ridurranno il ricorso a una semplice prova di forza senza conseguenze sul titolo (in passato, sono sempre stati puniti i team senza che venissero toccate le classifiche dei piloti).
Sempre in tema di punizione, nonostante il team lo difenda, dovrebbe prendere una bacchettata sulle dita Lewis Hamilton.
Sembra infatti sempre più probabile che il cambio sia impazzito per colpa sua: «Ho toccato un pulsante che ha avviato la procedura di partenza per cui ho dovuto reimpostarla...».
Tutto questo mentre in Ferrari si ha sempre più la sensazione che Kimi Raikkonen concluderà la propria carriera a Maranello; segno che quel «io amo questo team» era ben più di una frase di rito. Infatti, il sempre meno gelido finnico si è lasciato sfuggire: «Io avevo un obiettivo nella mia vita: vincere il titolo. Ce l’ho fatta. Tutto quel che d’ora in poi arriverà, sarà un di più».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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