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Il mondo l'ha sdoganato, i santerelli del Pd no

Il mondo l'ha sdoganato, i santerelli del Pd no

Il Colonnello non è simpatico, le sue esibizioni a uso interno anche quando è all'estero, certe spacconate come quella della foto appiccicata sulla divisa, le proteste inscenate ad arte per presunti attacchi italiani all'islam, insomma, tutto il repertorio scenico, infastidiscono come qualunque manifestazione lontana dalla regola dello scambio e del protocollo diplomatico. Però, in visita a Parigi, la tenda gliel’hanno fatta piazzare addirittura all'Eliseo. Però è il presidente del suo Paese dal 1969, e ora ha ricevuto il definitivo sdoganamento con la nomina a capo dei 53 Paesi membri dell'Unione Africana, che, con un po’ di ambizione visionaria, si proiettano nel futuro come gli Stati Uniti dell'Africa. Però la Libia è stata scelta dalle Nazioni Unite per presiedere i lavori della commissione preparatoria di Durban 2, come modello di lotta al razzismo e alla xenofobia, e prima fu addirittura eletta alla Presidenza della Commissione dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite, col solo parere negativo di Stati Uniti e Canada. Non sono dichiaratamente una fan dell’Onu e delle sue decisioni, ma quelli che oggi si stracciano le vesti per la visita di Stato di Gheddafi di solito pendono dalle labbra dei retori delle Nazioni Unite, di solito si uniscono pensosi alle reprimende delle varie agenzie del Palazzo di Vetro. Simpatia o no per il presidente libico - la simpatia non è mai stata assunta a categoria della politica e di leader antipatici ne capitano -, o la Libia è considerata degna di presiedere commissioni e preparare rapporti in difesa dei diritti umani, e allora la scelta dell’Italia di sottoscrivere un accordo di pacificazione, di cooperazione e di sicurezza delle frontiere, è legittima, e utile al Paese, oppure sono da rifare tutte le regole delle organizzazioni internazionali alle quali apparteniamo. L’accordo che il governo ha sottoscritto con la Libia, e che sarà solennemente firmato a Roma, è un accordo ottimo per gli interessi italiani. Siamo i primi importatori di petrolio libico, per dirla brutalmente siamo i principali sostenitori di quella economia, ma siamo anche indispensabili, perché la nostra tecnologia consente l’estrazione e la distribuzione del petrolio. Grazie al patto di cooperazione, un investimento di 5 miliardi di euro in 20 anni che sana il contrasto post coloniale, saranno costruite opere infrastrutturali per 250 milioni di dollari annui; i fondi saranno gestiti dal governo italiano, quindi le aziende italiane avranno lavori per milioni di dollari l'anno con la sicurezza di essere pagate nei tempi previsti. La Libia si è infine e finalmente piegata al pattugliamento e al controllo delle coste. I risultati si vedono già, alla faccia dei mercanti di schiavi e delle anime belle dell’accoglienza a tutti i costi, anche quello delle condizioni di vita degli italiani. Le stesse anime belle gridano allo scandalo per Gheddafi oratore in Senato. «Qui alla Camera venne a parlare Arafat, con la pistola», ricorda Massimo D'Alema, che si sottrae al raccogliticcio fronte del no, gli immancabili radicali, un pezzo di Pd molto confuso, visto che ha votato a favore della visita al Senato, l'Italia dei valori, autoincoronatasi nuovo campione dei diritti umani del mondo, sia pur al tintinnio di manette. Fa bene D'Alema, da uno che è andato a braccetto, da ministro degli Esteri, con il capo di Hamas, è un sano esempio di realismo politico, e infatti alla sua Fondazione Italiani Europei il presidente libico è invitato per una giornata di convegno. Il riferimento storico è calzante.

Siamo in grado di assicurare che Gheddafi, che avremmo preferito invitato in aula meno solenne, sarà disarmato.

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