nostro inviato a Torino
L’uomo dei dolori attira a sé anche la tv araba Al Jazeera, in collegamento davanti alla teca di vetro antiproiettile che protegge i misteri della Sindone. Sul lino il sangue cola dalla corona di spine, sulla schiena flagellata, su mani e piedi inchiodati, sulla ferita del costato che l’apostolo Giovanni racconta da cronista: «Venuti da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco e subito ne uscì sangue e acqua». I medici che hanno esaminato le tracce di sangue gruppo AB misto ad aloe e mirra, concordano: il sangue sul fianco è di un uomo morto. Tutto secondo la storia scritta nel Vangelo.
È il primo giorno della solenne ostensione del telo più venerato del mondo, esposto nel Duomo di Torino, e subito si torna a parlare di nuovi esami e prove scientifiche che aiutino gli increduli a convincersi che il corpo raccontato in ogni dettaglio della sofferenza è quello del Dio fatto uomo. «Le ragioni della sua autenticità sono fondate, anche se non è la Chiesa a doverlo stabilire perché non è materia di fede. Bisognerebbe rifare gli esami, ma non spetta a me decidere perché il Sacro lenzuolo è del Santo Padre» dice il cardinal Poletto dando il via ai due milioni di pellegrini che fino a domenica 23 maggio si metteranno in fila per contemplare le fattezze di Cristo deposto dalla Croce. Tra di loro arriverà Benedetto XVI, atteso il 2 maggio per una messa all’aperto in piazza San Carlo, il salotto buono della città.
Un po’ fede e un po’ ragione, i potenti torinesi sono stati i primi a rendere omaggio alla Sindone, come accadeva quando i Savoia erano i gelosi proprietari della reliquia e la offrivano alla venerazione popolare una volta l’anno, o in occasione di matrimoni e nascite della Real Casa. Un modo di manifestare che c’è un’autorità al di sopra delle autorità. Gli eredi moderni entrano di prima mattina. Arriva il presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, con la moglie Ludovica e le figlie, segue l’amministratore delegato del gruppo, Sergio Marchionne.
Si presentano politici di destra e di sinistra e l’arcivescovo Severino Poletto li invita a guardare al «bene comune». Il neo eletto presidente della Regione Piemonte, il leghista Roberto Cota, aggiunge la devozione alla lotta alla pillola abortiva: «La Sindone fa riflettere sulle tante questioni che si devono affrontare». C’è il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, e anche lui assicura di essere in «riflessione profonda».
Tra il provocatorio e il paradossale, arriva un segnale dal Parlamento. È un’interrogazione di due senatori radicali eletti nelle file del Pd in Toscana, che chiedono al ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, di riprendersi la Sindone dalle mani del Papa. Umberto II lasciò in eredità la proprietà della Sindone alla Santa Sede. I senatori ritengono l’atto di donazione «giuridicamente nullo» perché la Costituzione cede allo Stato i beni degli ex re di casa Savoia.
Ignari della polemica, i fedeli si incolonnano pazienti, guidati dal servizio d’ordine degli alpini. Nella giornata di ieri sono riusciti a entrare in dodici mila. Il titolo dell’ostensione Passio Christi Passio Hominis, lega la sofferenza di Cristo alla sofferenza dell’uomo e del mondo. «Auspico conversioni e aiuto concreto offerto agli altri» spiega il cardinal Poletto. Tra i dolori dell’attualità, la crisi: la Diocesi ha tagliato del 50 per cento le spese di organizzazione rispetto all’ostensione del 2000.
Per i fedeli in vena di levatacce, tutte le mattine alle sette nel Duomo di Torino sarà celebrata una Santa Messa davanti alla Sindone. E nei sette confessionali saranno a disposizione continua i sacerdoti per il sacramento della confessione. Nei quaranta giorni dell’ostensione potrà essere perdonato anche l’aborto, peccato gravissimo per la Chiesa, tanto che la scomunica colpisce automaticamente sia chi ricorre all’interruzione volontaria di gravidanza sia chi la pratica.
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