E' una di quelle notizie che lasciano smarriti, che infrangono luoghi comuni e fotografie di un immaginario consolidato e reso paradigma. L'Africa è la fame, la miseria più spietata, l'Africa sono i bambini nei campi profughi con le pance gonfie dai parassiti, gli scheletri umani di Baidoa e la carestia del Biafra, talmente acquisita nell'immaginario comune da essere divenuta quasi uno spietato modo di dire. Si dice Biafra e non ci si ricorda neppure dove è collocata come regione nel continente africano, ma si dice Africa e immediati si fanno vividi scenari di fame e malattie.
Ecco però che è arrivata l'Oms, l'Organizzazione Mondiale della Sanità a ricordare che l'Africa non è solo questo, ma è pure il suo contrappasso, la malattia dovuta dall'eccesso di cibo e non dalla sua mancanza. E' notizia di ieri infatti quella che in Africa è in aumento l'obesità infantile. Stando a quanto riportato dalla BBC e dal sito della rivista ''Africa'', il numero di bambini in sovrappeso nei Paesi in via di sviluppo è passato dai 31 milioni nel 1990 a 41 milioni nel 2014. In Africa,le cifre dicono che i bambini sovrappeso, o persino obesi sotto i cinque anni è raddoppiato tra il 1990 e il 2014, passando da 5,4 a 10,3 milioni.
Un dato che, come una matriosca, è sintomatico di un fattore : la cultura del cibo associata al benessere è spesso un'equazione viziata. Il concetto di abbondanza di cibo, di eccesso di chili e persino di obesità, in molte regioni che sono state marchiate dalla fame, è sinonimo di benestare. Poi, se c'è un miglioramento delle condizioni di vita di alcuni Paesi del sud del mondo, così non è per tutti gli scenari, e per delle falle che si rimarginano altre si aprono.
Inoltre i dati non devono trarre in inganno sul fatto che ci sia un miglioramento delle condizioni di vita in quelle che sono state considerate aree del terzo e quarto mondo. Le stime evidenziano semmai una perversa ambizione di ostentazione di ricchezza da parte dei nuovi benestanti, in aree del pianeta sospese nel limbo del lusso di pochi e della miseria dei più.
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