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Alfie Evans, l'appello del papà: "Vogliamo venire in Italia"

I genitori di Alfie Evans stanno provando a trasferire loro figlio in Italia. Ecco il disperato appello di Thomas, padre del bambino ricoverato a Liverpool

Alfie Evans, l'appello del papà: "Vogliamo venire in Italia"

Thomas Evans vuole che suo figlio Alfie venga trasferito in Italia. Dopo il rigetto del ricorso alla Cedu, la questione potrebbe passare di nuovo nelle mani di un giudice inglese. Ecco l’appello straziante di un padre commosso e deciso a lottare per la sopravvivenza del figlio.

Qual è la situazione attuale?
“Stiamo aspettando che la Corte fissi la data per un’udienza o che ci dicano se la macchina che tiene in vita il bambino debba essere staccata o no. Oppure, ancora, se il giudice prenderà visione delle prove più recenti”.

Pare che Papa Francesco abbia ascoltato il vostro appello e che il Vaticano sia dalla vostra parte.
“Siamo stati sopraffatti dalla commozione quando abbiamo sentito che il Papa ha ascoltato il nostro appello e ha condiviso il suo amore. Questo ci ha dato maggiore speranza di divenire cittadini italiani assieme al bambino. Vogliamo venire in Italia. Da voi riceviamo sostegno e Alfie ha bisogno dell’Italia per ricevere una terapia di supporto alla sua vita”.

Preferireste che fosse curato in Italia o in Germania?
“In Italia, assolutamente in Italia. È da quattro mesi che stiamo aspettando di poter venire nel vostro paese e l' Alder Hey non ci lascerà andare e nemmeno il governo del Regno Unito. Alfie è stabile e sta lentamente migliorando. Questo ci rende sicuri che il bambino abbia qualche possibilità e noi vogliamo venire dove questa possibilità lo sta aspettando”.

Cosa sperate di poter ancora fare per Alfie?
“Alfie è attaccato alle macchine da 15 mesi ed è nutrito tramite delle sonde. I dottori del Bambin Gesu hanno convenuto che non è una buona cosa che il bambino rimanga attaccato al tubo così a lungo. Si sono offerti di sottoporre Alfie ad una tracheotomia, di renderlo più mobile, di dargli conforto e di fare ulteriori test genetici. Inoltre, dopo una certa quantità di tempo, è possibile che ci preparino per tornare a casa. Infine, potrebbero trovare un trattamento o una cura: la malattia del piccolo non è ancora stata diagnosticata”.

Come sta Alfie al momento?
“Compatibilmente con la situazione, molto, molto stabile. Si sta godendo il suo tempo con la mamma e il papà e noi ci stiamo godendo ogni secondo della giornata con lui.

Qual è attualmente la posizione dei medici inglesi?
“Molto schietti e molto rigidi. Loro sono molto severi e non vogliono altro se non che la macchina di Alfie venga spenta. Questo è tutto ciò che ci stanno offrendo in questo momento. Alfie non vuole questo. Non mostra di voler morire e di volere che il suo sistema nervoso si deteriori. Il bambino è in condizioni stabili e i medici questo non lo tengono in considerazione. Non vogliono che resti attaccato alla macchina ancora a lungo”.

Vuole lanciare un appello alle istituzioni italiane?
“Certo. Stiamo cercando l'aiuto italiano per salvare nostro figlio e vogliamo venire lì. Vorremmo che si levino in piedi e parlino per nostro figlio. Che cerchino di relazionarsi con il governo per persuaderlo a lasciare andare questo bambino in modo che non ci sia un altro caso come quello di Charlie Gard o di Isaiah. Forse l’Italia, tramite i suoi governanti, può essere la nazione in grado di mediare affinché nel Regno Unito si dica basta a queste morti eutanasiche”.

Cosa si aspetta possa avvenire nei prossimi giorni?
“Prego con Kate, la mamma di Alfie, affinché dall'Italia possa giungere ancora più aiuto di quanto già arrivato fino ad ora. Il vostro è un paese magnifico e speriamo che qualcuno realizzi che Alfie non è un bambino senza speranza.

Ha dei problemi che possono essere gestiti. Non ha danni al cervello gravi ed è in grado di essere trasportato in Italia. Quindi preghiamo che il giudice e il governo si rendano conto che noi abbiamo il diritto di andare in Italia”.

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