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"Anche la regina Elisabetta nello scandalo dei Pandora Papers"

La regina Elisabetta e il re di Giordania sarebbero coinvolti nel ciclone "Pandora Papers", nuovo scandalo su patrimoni offshore occultati al fisco

"Anche la regina Elisabetta nello scandalo dei Pandora Papers"

Dopo lo scandalo “Panama Papers”, che appena cinque anni fa portò alla luce patrimoni legati a società offshore e mai dichiarati al fisco, ecco un nuovo uragano che rischia di travolgere personalità eccellenti, apparentemente intoccabili e provenienti da tutto il globo: il “Pandora Papers”. Vi sarebbero coinvolte due teste coronate d’eccezione, la regina Elisabetta e il re Abdullah di Giordania, marito della regina Rania.

Ricchezze segrete

L’inchiesta sui "Pandora Papers" è stata portata a termine dal Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ), di cui fanno parte L’Espresso, Le Monde, El Paìs, il Washington Post e la BBC. Si basa su dati raccolti tra il 1996 e il 2020. I risultati sono sconcertanti. Potremmo davvero dire che sia stato aperto un nuovo vaso di Pandora che contiene 32 miliardi di dollari, opere d’arte, immobili che, spiega l’Espresso citato dal magazine Elle, sono stati “occultati al fisco, alla giustizia, agli elettori, a tutti gli altri cittadini”. Il giornale prosegue, raccontando che vi sarebbero circa 29mila “clienti di 14 riservatissimi studi internazionali che fabbricano offshore”. Stiamo parlando di veri e propri paradisi fiscali.

Una scoperta che mette in gioco reputazioni e carriere, in cui sarebbero invischiati nomi della politica e del mondo dello spettacolo, dai sovrani d’Inghilterra e di Giordania a Juan Carlo di Spagna e Tony Blair, da Shakira a Julio Iglesias, fino ad alcuni collaboratori del presidente russo Vladimir Putin (compresa la presunta amante, benché il Cremlino neghi ogni addebito). Inutile dire che in queste ore Buckingham Palace e il Palazzo di Raghadan ad Amman stanno letteralmente tremando alle fondamenta.

Nel 2018, per 67 milioni di sterline (78 milioni di euro), la regina Elisabetta avrebbe acquistato un immobile a Londra appartenente alla famiglia del presidente dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev, accusato di corruzione e riciclaggio di denaro sporco. La proprietà, un edificio a 8 piani che ospita esercizi commerciali e uffici, si trova ai numeri 56-60 di Conduit Street, a Mayfair. Il re di Giordania, invece, avrebbe comprato delle proprietà del valore di circa 100 milioni di euro a Londra, Ascot e Malibu.

Tra Londra e Amman

Un nuovo scandalo per la corte inglese. Dopo i guai del principe Andrea e le interviste di Harry e Meghan, questo scandalo era l’ultima cosa che la regina Elisabetta avrebbe voluto. Appena tornata al Castello di Windsor, dopo la pausa estiva a Balmoral, Sua Maestà deve già affrontare un altro grattacapo, nonostante l’agenda fitta di impegni che l’attende. Ma non ha perso tempo, anzi, i giornali parlano di un’inchiesta interna al Crown Estate, che si occupa delle proprietà della Corona per un valore complessivo di circa 15 miliardi di sterline.

Per ora, però, il Palazzo non rilascia dichiarazioni in merito allo scandalo “Pandora Papers”. Solo i responsabili del Crown Estate hanno fatto sapere di aver condotto tutte le indagini e le verifiche opportune prima dell’acquisto dell’immobile, agendo in base alle leggi inglesi. “All’epoca delle trattative non abbiamo riscontrato alcun problema”, hanno chiarito dall’organizzazione. Anche il re di Giordania si è difeso attraverso i suoi legali, i quali hanno sottolineato che il sovrano avrebbe utilizzato il suo patrimonio personale per comprare le proprietà. Inoltre essersi servito di un tramite offshore non rappresenterebbe un comportamento improprio o illegale.

Non è passato inosservato il silenzio della regina Rania in merito allo scandalo. I suoi profili social sono fermi da una settimana. Gli ultimi post, infatti, sono dedicati ai compleanni delle figlie, Salma e Iman, nate rispettivamente il 26 settembre 2000 e il 27 settembre 1996. Poi più nulla. Non è da escludere che, quando le acque si saranno calmate, la sovrana consorte di Giordania decida di difendere dalle accuse la sua famiglia, allo stesso modo in cui, nel 2019, rispedì al mittente le polemiche sulle presunte spese folli per l'acquisto di abiti griffati. In quell'occasione la regina Rania scrisse un lungo post in arabo. La scelta di questa lingua, invece dell'inglese, aveva uno scopo preciso: rivolgersi direttamente al popolo giordano, più che all'opinione pubblica internazionale.

Certo, lo scandalo "Pandora Papers" è molto più intricato.

Sia nel caso inglese che in quello giordano la dinamica dei fatti e le eventuali responsabilità sono ancora tutte da chiarire.

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