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"Germi di razzismo". Atenei Usa contro latino e greco

L'accusa di razzismo è stata lanciata contro le lingue classiche dai vertici delle università di Howard e di Princeton, in piena "cancel culture"

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Negli Stati Uniti la manìa del politicamente corretto e la conseguente caccia, in ambito universitario e culturale, ai "germi del razzismo" hanno fatto l'ennesima vittima: il latino e il greco. Le lingue classiche sono finite infatti, con l'infuriare della "cancel culture", nel mirino di due prestigiosi atenei: la Howard University, a Washington D.C., e l'università di Princeton, nel New Jersey. Le due istituzioni educative hanno deciso ultimamente di imprimere una svolta radicale ai loro programmi didattici, con buona pace della loro secolare e rinomata tradizione di ricerca nel filone storico-letterario greco-romano.

I due atenei hanno stabilito che lo studio delle due lingue citate andrà depotenziato per "favorire il proliferare e il diffondersi di una cultura non razzista e della diversità". Nel dettaglio, Howard, in pieno clima di entusiasmo e di tolleranza verso le posizioni estremiste di Black Lives Matter, ha stabilito di chiudere il proprio dipartimento di Studi classici, nonostante le generazioni di studenti universitari neri che hanno frequentato quest'ultimo e che oggi insegnano e tramandano agli alunni di ogni parte d'America i lasciti culturali del mondo antico. Quanto all'università di Princeton, i suoi vertici hanno deciso di cancellare l’obbligo per i laureati in materie classiche di conoscere il greco e il latino per accedere ai corsi di specializzazione. Un docente di tale ateneo, Dan-el Padilla Peralta, ha quindi rivendicato la bontà della decisione in questione augurandosi che greci e romani vengano "rimossi dai loro piedistalli", poiché, a suo dire, le lingue classiche sarebbero l'"idioma dell'autorità".

Contro la scelta delle due istituzioni culturali sono state lanciate diverse petizioni, promosse da molti ex studenti, tra cui anche persone di colore, delle medesime università. A detta di alcuni commentatori, la guerra dichiarata dai vertici di Howard e Princeton contro il retaggio artistico e letterario del mondo greco-romano si baserebbe sull'assunto, condiviso anche da alcuni parlamentari democratici radicali, per cui dalla lingua e dalle opere di autori come Platone o Cicerone deriverebbe la “white culture”, ossia la “cultura suprematista bianca”, progenitrice di ideologie brutali come il colonialismo, il razzismo, il fascismo e il nazismo. Gli insegnamenti degli antichi, di cui Martin Luther King era paradossalmente un grande estimatore e conoscitore, sarebbero di conseguenza, sostengono i promotori della "cancel culture", pericolosi e diseducativi.

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