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"Destino comune...": l'intesa nucleare tra Francia e Australia

La Francia tenta di vendere quattro sottomarini all'Australia per cercare di colmare il divario in attesa di quelli a propulsione atomica. Ecco gli strani intrecci nell'Indo-Pacifico

"Destino comune...": l'intesa nucleare tra Francia e Australia

Il presidente francese Emmanuel Macron ha proposto al premier australiano Anthony Albanese di costruire in Francia quattro sottomarini a propulsione convenzionale per la Royal Australian Navy per evitare il divario capacitivo creato dall'accordo Aukus, che prevede l'acquisizione di battelli a propulsione nucleare da Regno Unito o Stati Uniti.

Fonti australiane affermano che l'offerta di Macron è arrivata in occasione del viaggio di Albanese a Parigi il mese scorso: un incontro cruciale che ha ripristinato i legami bilaterali tra Australia e Francia che si erano interrotti quando Scott Morrison ha stracciato il progetto francese del valore di 90 miliardi di dollari per la costruzione di dodici sottomarini tipo Barracuda Shortfin a propulsione diesel-elettrica del tipo hunter/killer (Ssk), versione a convenzionale degli equivalenti battelli a propulsione nucleare in servizio nella Marine Nationale.

I battelli avrebbero dovuto essere forniti da Naval Group, ma il governo australiano ha preferito affidarsi ai suoi storici partner geostrategici per sostituire la sua linea di sottomarini classe Collins, in rapida fase di obsolescenza, con altri a propulsione nucleare (tipo Ssn, quindi da attacco) che potrebbero essere i Virginia statunitensi o gli Astute britannici. Abbiamo già avuto modo di raccontare come la decisione di Canberra non fosse propriamente un “fulmine a ciel sereno”: il programma Barracuda Shortfin era “nato sotto una cattiva stella” per via dei continui ritardi accumulati, anche per questioni legate alla proprietà intellettuale, e del conseguente aumento dei costi, ma la decisione del governo australiano non era piaciuta all'Eliseo, che ha innescato quella che è stata una vera e propria frattura diplomatica che si è ricomposta solo negli ultimi mesi.

Il presidente Macron, a maggio, si era infatti detto disposto a collaborare con il nuovo primo ministro Albanese per “ricostruire” le relazioni Francia-Australia. In un colloqui telefonico i due leader avevano convenuto di “ricostruire un rapporto bilaterale fondato sulla fiducia e sul rispetto” e che le due nazioni lavoreranno insieme su questioni globali urgenti, inclusi i cambiamenti climatici e le sfide strategiche nella regione indo-pacifica. “Sarà preparata una tabella di marcia per strutturare questa nuova agenda bilaterale... per rafforzare la nostra resilienza e contribuire alla pace e alla sicurezza regionale”, si leggeva nella dichiarazione dell'Eliseo. Il primo risultato di questo nuovo viatico è stato l'accordo di risarcimento per la mancata commessa, pari a 835 milioni di dollari ma a quanto sembra Parigi è tornata a proporre a Canberra altri sottomarini in concomitanza con la visita a Sidney del contrammiraglio Nicolas Vaujour, che ha incontrato il capo di Stato maggiore della difesa australiana Angus Campbell e altri leader militari. Risulta che l'ammiraglio francese abbia affermato che l'acquisizione di sottomarini nucleari sarà “molto più difficile” rispetto al piano, ora stracciato, di costruire una nuova flotta di barche a propulsione convenzionale. Le questioni sono molteplici e legate sia alla complessità delle tecnologia, che richiede equipaggi addestrati in modo diverso, sia alle necessarie installazioni di supporto necessarie al mantenimento delle futura flotta di sottomarini a propulsione nucleare.

Sempre l'ammiraglio ha riferito che “c'è un grande vantaggio nell'[avere] un sottomarino nucleare: puoi rimanere a lungo in mare, ma significa che devi avere una grande industria, catene di approvvigionamento e così via all'interno del tuo Paese per poterlo utilizzare”. L'alto ufficiale, come nota geopolitica, ha anche ribadito la comunità di visione strategica di Francia e Australia, che hanno “la stessa opinione sull'Indo-Pacifico” perché “abbiamo un destino comune” legato alle sfide alla sicurezza e alla stabilità della regione poste dalla Cina. L'Indo-Pacifico, infatti, è una regione prioritaria per Parigi per via dei suoi possedimenti d'oltremare della Nuova Caledonia e della Polinesia Francese.

Proprio la sfida lanciata dalla Cina è stato il motore che ha spinto l'Australia a siglare l'Aukus e a ricercare gli Ssn, più performanti per i pattugliamenti oceanici rispetto agli Ssk, ma ancora non sappiamo quali saranno i sottomarini nucleari per la Royal Australian Navy e chi li fornirà. La decisione di Stati Uniti (o Regno Unito) di vendere Ssn a un Paese che non ha già tecnologia nucleare, potrebbe però scoperchiare un vaso di Pandora nel campo della proliferazione atomica.

Alla prima riunione dei lavoro della conferenza sull'Npt (Non Proliferation Treaty), l'Indonesia ha presentato un documento sulla “propulsione navale nucleare” in quanto la questione merita “seria attenzione”, perché i sottomarini a propulsione nucleare utilizzano uranio arricchito al di sopra dei reattori civili, compreso quello utilizzabile per armi. La scorsa settimana, l'ambasciatore indonesiano Tri Tharyat, senza fare il nome dell'Australia, aveva affermato che la condivisione della tecnologia di propulsione nucleare era una minaccia alla “integrità” e “credibilità” del Npt. L'Australia ha risposto dicendo che la partnership con Stati Uniti e Regno Unito avrebbe “stabilito i più alti standard di non proliferazione possibili per la propulsione nucleare navale”. Le rimostranze cinesi a riguardo, invece, stonano alquanto se consideriamo che Pechino sta alacremente espandendo il suo arsenale nucleare strategico, in violazione dell'articolo 6 del trattato di non proliferazione.

Detto questo l'accordo sui sottomarini facente parte dell'Aukus rappresenta un precedente mai visto sino a oggi: nessun Paese non dotato di armi nucleari ha mai operato sottomarini a propulsione nucleare. L'unica volta nella storia in cui si stava delineando un'evenienza simile riguarda l'Italia: stiamo parlando del programma per il sottomarino “Guglielmo Marconi”, poi bloccato dagli Stati Uniti per via delle pressioni francesi, e dell'impiego di missili balistici tipo Polaris sull'incrociatore Giuseppe Garibaldi (4 tubi di lancio verticali erano stati installati sull'unità e testati con successo con lancio di simulacri inerti del vettore).

La vendita di Ssn all'Australia quindi potrebbe offuscare la linea di demarcazione tra chi usa armamenti nucleari e chi no. Inoltre nessun Paese dotato di armi nucleari ha mai aiutato uno stato non nucleare con questa tecnologia, pertanto in futuro potrebbero esserci altri casi simili a imitazione, aprendo così a scenari imprevedibili quando si tratta di Cina e Russia.

Trattandosi di Australia, sappiamo che con il sostegno di Stati Uniti e Regno Unito, Canberra negozierà un accordo con l'Aiea (Agenzia Internazionale Energia Atomica) per mantenere la conformità al Npt, ma non è possibile garantire la stessa buona volontà per altri attori terzi.

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