Non basta il finto made in Italy che invade i mercati (anche italiani) con alimenti tipici del Belpaese prodotti all'estero. Non bastano gli accordi europei che favoriscono olive, pomodori e altri prodotti che arrivano dai vicini extra-Ue. Ora la "guerra" al cibo italiano la fa anche l'Australia.
Come racconta La Stampa infatti, il governo di Canberra si lamenta perché i pomodori in scatola italiani vengono esportati a prezzi - dicono - troppo bassi e inferiori a quelli dei mercati d'origine (il cosiddetto "dumping") anche grazie a aiuti europei. Per questo vuole aumentare i dazi imposti per l'import. Una questione che si trascina già da un paio d'anni, ma a febbraio la società locale Ardmona che lavora nel settore aveva ottenuto che venissero imposti dazi alle due aziende italiane che controllano da sole il 40% del pomodoro importato in Australia, La Doria (che deve pagare un balzello del 4,5%) e Feger (8,4%). Inoltre a maggio il governo australiano ha avviato un'indagine sui sussidi europei agli agricolotori che producono di pomodori.
Una decisione che non è piaciuta all'Unione europea, che sale sulle barricate e minaccia ritorsioni.
"L’Australia dovrà ripensare le sue politiche protezionistiche sui pomodori in scatola se non vuole mettere a rischio l’accordo di libero scambio che sta negoziando con l’Ue", avvisa l'europarlamentare Paolo De Castro in commissione agricoltura, "Conteggiando ai fini anti-dumping gli aiuti agli agricoltori europei l’Australia va contro le regole del Wto. Se l’Ue si rivolge al tribunale delle controversie dell’organizzazione mondiale del commercio, l’Australia non sarà in grado di sostenere le sue pretese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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