"Basta immigrati europei" Ecco il piano di Londra per convincere Bruxelles

La Gran Bretagna chiede un «freno d'emergenza» da utilizzare in caso di flussi troppo alti. Altrimenti uscirà dalla Ue

"Basta immigrati europei" Ecco il piano di Londra per convincere Bruxelles

Mettere in mano ai Paesi europei il diritto di tirare il freno d'emergenza se gli immigrati provenienti dagli altri Stati dell'Unione supereranno i numeri attesi. E impedire ai nuovi membri della Ue di beneficiare del diritto alla libertà di movimento, previsto dagli Accordi di Schengen, se l'economia di quei Paesi non raggiungerà un livello comparabile a quello delle altre economie dell'Unione. Londra si prepara alla battaglia con Bruxelles mettendo a punto le richieste da presentare al tavolo delle trattative. Ma le «proposte» del governo britannico suonano ormai come un ultimatum. Il più recente lo ha lanciato il ministro del Lavoro e delle Pensioni ed ex leader Conservatore, Ian Duncan Smith, in un'intervista al Telegraph : «Bisogna dare alla Gran Bretagna il potere di limitare il numero di migranti come prezzo per restare nell'Unione europea. O si rischieranno tensioni e agitazioni sociali». L'aut aut ricorre ormai da qualche settimana nei discorsi dei vertici del Partito conservatore, impegnato a scaldare i motori per le elezioni del prossimo 7 maggio e indaffarto soprattutto ad arginare l'ondata anti-europeista e anti-immigrazione dell'Ukip, il partito di Nigel Farage. Lo ha lanciato dall'alto del Congresso dei Conservatori a Birmingham, appena cinque giorni fa, il premier David Cameron: «Sappiamo che il problema più grande oggi è la migrazione dall'interno dell'Unione europea (...). I numeri sono cresciuti più veloci di quanto avremmo voluto in questo Paese. Tutto ciò deve cambiare e sarà al centro della mia strategia di rinegoziazione per l'Europa». Poi la promessa ai cittadini britannici che è insieme anche un avvertimento a Bruxelles: «So che volete che la questione venga risolta, perciò andrò a Bruxelles. Non prenderò un «no» come una risposta e quando si arriverà al tema della libertà di movimento, otterrò quello di cui la Gran Bretagna ha bisogno». Pena l'uscita dall'Unione tramite il referendum che lo stesso Cameron ha promesso agli inglesi per il 2017, sempre che i Tory resteranno a Downing Street. Ancora prima i ministri Conservatori, se il diritto alla libertà di movimento non sarà rivisto, potrebbero decidere di usare il diritto di veto sull'ingresso di nuovi Paesi nell'Unione.

D'altra parte la previsione dei Laburisti - che nel 2004 giustificarono la decisione di aprire le frontiere britanniche a dieci nuovi Paesi parlando di un flusso stimato di 13mila o al massimo 46mila immigrati - si è rivelata del tutto errata. Nello stesso anno l'immigrazione netta (la differenza tra immigrati ed emigranti) fu dieci volte più alta e arrivò a quota 130mila. Ora il problema è ancora più grande, nonostante i Tory abbiano promesso di tenere i numeri sotto quota 100mila: in appena dodici mesi, da marzo 2013 a marzo 2014, gli immigrati dai Paesi dell'Unione sono schizzati da 170mila a oltre 214mila, il livello più alto mai raggiunto dal 1964. Molti degli immigrati europei provengono da Paesi in crisi economica, italiani fra i primi dopo che quasi 40mila si sono trasferiti l'anno scorso nel Regno Unito: il loro numero è cresciuto del 52% nel 2013, persino più alto di quello degli spagnoli (+40%), dei portoghesi (+45) e dei greci (+31%).

Perciò il ministro del Lavoro annuncia che Londra introdurrà prima di Natale nuove misure per «deportare» chi sfrutta con l'inganno il sistema dei sussidi britannico.

Chiederà anche a Germania e Francia di unirsi alla richiesta di porre un limite ai nuovi arrivi dall'Europa, per un periodo prefissato, e se dovessero superare le attese e infine di impedire «libertà di movimento» ai nuovi Paesi in ingresso fino a che «il loro Pil non raggiunga il livello degli altri nell'Unione». «I controlli devono rimanere nelle mani delle singole nazioni se restano in Europa», avverte Duncan Smith. Se restano...

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