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"Un attentato al made in Italy" Così il 'semaforo' ci penalizza

Continua il pressing italiano in Ue contro il sistema di etichettatura a semaforo dei prodotti che penalizza il Made in Italy. La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: "È una follia e ci impegneremo per bloccarla"

"Un attentato al made in Italy" Così il 'semaforo' ci penalizza

"Il Nutriscore è una follia e ci impegneremo per bloccare questo sistema di etichettatura discriminatorio che non ha basi scientifiche". Lo ha detto ieri la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, davanti al commissario Ue all'Agricoltura, Januz Wojciechowski. Il tema dell’etichetta a semaforo che rischia di penalizzare le eccellenze Made in Italy in tutto il mondo è stato anche al centro di un incontro di qualche giorno fa tra Wojciechowski e il ministro delle Politiche Agricole italiane, Stefano Patuanelli.

"Ho sottolineato, un'altra volta, la netta contrarietà del nostro paese al Nutriscore", ha detto al termine del faccia a faccia, sottolineando come questo sistema sarebbe in contrasto con le "nostre metodologie produttive, i nostri prodotti e le nostre tipicità" oltre ad aumentare l’impatto ambientale dell’industria agroalimentare andando incontro a "tutti quei cibi iper-trasformati"che richiedono un "maggior consumo d'acqua e di energia".

Un concetto ribadito dal ministro anche in una riunione con il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, sul tema della transizione verde, in cui è stato ribadito il "no" dell’Italia all’adozione dell’etichetta a semaforo. Un "no" condiviso anche da altri Paesi europei, come Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lettonia e Romania.

Lo scontro in Europa però è aperto: a febbraio proprio per facilitare l’adozione del Nutriscore si è costituito un coordinamento di sei Paesi più la Svizzera, al quale hanno aderito Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna. Il nuovo regolamento generale sul sistema di etichettatura nutrizionale unico fronte pacco della Commissione Ue, infatti, è atteso nel 2022.

Per questo l’Italia sta cercando di trovare un compromesso per mettere al riparo un settore che nel 2020, nonostante lo tsunami economico prodotto dalla pandemia, ha fatto registrare la cifra record di oltre 46 miliardi di esportazioni. A denunciare l’approccio "ideologico" della Commissione Ue sulla questione è anche la delegazione al Parlamento europeo del partito di Giorgia Meloni, che ieri ha riunito le più importanti associazioni del settore in un web meeting dedicato all’impatto della strategia "Farm to Fork" sul Made in Italy.

"Non ci può essere sostenibilità ambientale senza la sostenibilità economica della nostra imprese e senza difesa della tipicità e della qualità", ha detto il capo della delegazione di FdI a Bruxelles, Carlo Fidanza. Tra le criticità della strategia della Commissione Ue sull’agroalimentare non c’è soltanto l’introduzione del Nutriscore, ma anche "la non obbligatorietà dell'indicazione di origine dei prodotti e ulteriori costi aggiuntivi che potrebbero gravare sulle imprese, in particolare le piccole e medie", ha spiegato il co-presidente del gruppo europeo Ecr-FdI, Raffaele Fitto.

Anche per il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, la strategia Ue mostra "tantissime incoerenze", soprattutto sul tema della "trasparenza". "Non è accettabile – ha detto - che l'obbligo dell'origine non sia una norma diffusa in tutti gli Stati membri, mentre invece si esalta il Nutriscore, una forma di etichettatura fortemente ingannevole che non mette in trasparenza ciò che viene fatto all'interno dell'impresa agricola, ma che favorisce tutti i prodotti di sintesi, che nulla hanno a che fare con i processi produttivi delle nostre aziende".

"Con la prossima strategia From Farm to Fork dobbiamo cercare di rilanciare l'immagine dell'agricoltura italiana ed europea", ha spiegato anche il presidente di Confagricoltura, Massimo Giansanti, tra i promotori del sistema Nutrinform Battery, alternativo al Nutriscore e basato "sul ‘peso’ di ogni singolo nutriente rispetto al fabbisogno giornaliero" che permette "di informare i consumatori e di fare scelte consapevoli e non condizionate".

"La Farm to Fork è una strategia che condividiamo come suo obiettivo generale, tuttavia ci sono delle proposte che ci preoccupano moltissimo perché sono lesive dei nostri prodotti", mette in guardia Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare. "La dieta mediterranea – sottolinea - è la dieta più importante che c'è al mondo che noi vogliamo che venga salvaguardata". Hanno preso parte all'iniziativa anche il presidente di Federchimica, Paolo Lamberti e il presidente della Cia Agricoltori Italiani, Dino Scanavino.

"Il Nutriscore è un modello di proprietà di un'agenzia francese, che penalizza il nostro agroalimentare di qualità e che si va imponendo oggi in diverse nazioni europee con leggi nazionali e con la complicità delle multinazionali della grande distribuzione", tuona Giorgia Meloni.

"Noi non saremo complici e malgrado ci sia una forte pressione affinché sia reso obbligatorio in tutta l'Unione intendiamo opporci perché non è accettabile", ha ribadito la leader di FdI che non esita a definire il Nutriscore un "attentato al Made in Italy".

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