Belgio, apre museo del colonialismo. Ira ong: "È monumento razzista"

La direzione del museo ha reagito alle accuse di “razzismo” e “revisionismo” avanzate da Intal-Congo e da altre ong rimarcando l'“imparzialità” dell’istituzione

Belgio, apre museo del colonialismo. Ira ong: "È monumento razzista"

In Belgio, la recente apertura di un museo dedicato al passato coloniale del Paese ha scatenato immediatamente forti proteste da parte delle organizzazioni per i diritti umani. Queste sostengono infatti che la struttura offrirebbe ai visitatori una “narrazione distorta” del colonialismo belga nel “continente nero”.

Il nuovo Museo dell’Africa, allestito all’interno del palazzo di Tervuren, nei dintorni di Bruxelles, custodisce oltre 125mila reperti provenienti principalmente dal territorio corrispondente all’attuale Repubblica democratica del Congo: campioni minerari, scheletri di elefanti, statue e monili realizzati dalle tribù locali. Attraverso itinerari multimediali, il visitatore ha la possibilità di rivivere l’epopea coloniale avviata dal re Leopoldo II nel 1885 e di apprezzare le “grandi opere infrastrutturali” promosse dal monarca nel “continente nero”: reti ferroviarie, scuole, ospedali. All’interno di tali percorsi, inoltre, grande enfasi viene data all’attività missionaria condotta dalla Chiesa cattolica, descritta come una “campagna di civilizzazione”. All’apertura del museo ha presenziato il vice-primo ministro belga Alexander De Croo, il quale ha presentato l’evento come una “manifestazione di grande orgoglio patriottico”. Tuttavia, a causa delle polemiche alimentate dalle ong per i diritti umani, il re dei Belgi, Filippo, ha deciso di non prendere parte all’inaugurazione della struttura.

Tali polemiche attengono al fatto che l’istituzione culturale “tacerebbei crimini perpetrati dai colonizzatori bianchi ai danni delle popolazioni indigene. L’associazione Intal-Congo sostiene infatti che ai visitatori del museo non verrebbe fornita “alcuna informazione” sullo sfruttamento delle risorse e della manodopera africane operato in passato dai funzionari di Bruxelles. Secondo l'organizzazione, inoltre, i nativi verrebbero descritti come "inferiori" rispetto ai colonizzatori europei. Paula Polanco, esponente dell’ong, ha tuonato: “È inaccettabile che un ente culturale fornisca alle persone una visione distorta della storia. Tale museo mira palesemente a occultare le atrocità compiute dai sovrani belgi ai danni degli indigeni. Le autorità di Bruxelles continuano a relegare nell’oblio le vittime del passato coloniale del Paese. Queste ultime non hanno ancora avuto giustizia, mentre i responsabili delle atrocità e dello schiavismo vengono celebrati come eroi nazionali.”

La direzione del museo ha reagito alle accuse di “razzismo” e “revisionismo” avanzate da Intal-Congo e da altre ong rimarcando l'“imparzialità” dell’istituzione. Guido Gryseels, direttore generale dell’ente, ha infatti affermato: “L’istituzione culturale non mira affatto a celebrare il suprematismo bianco.

I percorsi tematici dedicano ampio spazio alle contraddizioni del colonialismo e alle sofferenze patite dalle tribù locali. Di conseguenza, chi ci accusa di revisionismo evidentemente non ha mai messo piede nelle sale del museo.”

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