Gli intonaci sgargianti delle case nella favela di Rocinha, zona sud di Rio de Janeiro, sono stati in parte oscurati dai cartelli elettorali. Le facce di molti di quei candidati in Europa sono quasi sconosciute, perché gli oltre 142 milioni di brasiliani chiamati al voto oggi devono eleggere, oltre al nuovo Presidente, anche 27 governatori, 513 deputati nazionali, 1069 deputati federali e 27 senatori. Ma è qui, nel sud est del Paese, che si gioca anche la battaglia per decidere chi guiderà il Planalto di Brasilia: perché a vincere la sfida più importante, dicono gli analisti, sarà chi riuscirà a conquistare gli indecisi, concentrati soprattutto in quest'area.
La conferma dell'attuale Presidenta Dilma Rousseff, erede di Lula a capo del Partito dei Lavoratori, appare molto probabile. Anche se il suo indice di gradimento è sceso. Secondo un sondaggio dell'istituto Datafolha il 74% dei brasiliani desidera un cambiamento politico, sull'onda soprattutto di dati economici non incoraggianti: quel Brasile che correva verso la crescita mentre il resto del mondo era travolto dalla crisi, quel Paese il cui Pil aumentava nel 2009 dell'1,9 per cento, adesso è in recessione tecnica: -0,2% e -0,6% nei primi due trimestri dell'anno.
Rousseff ha promesso che l'anno prossimo sarà con il segno più, attribuendo la frenata alla situazione di incertezza internazionale. Ma l'attuale squadra di governo è apparsa negli ultimi tempi fiacca più o meno quanto la nazionale di calcio che alla semifinale dei Mondiali ha subito un apocalittico 7-1 dalla Germania. A salvare Dilma, se sarà rieletta, sarà l'insufficiente carisma degli altri due candidati, Marina Silva del Partito Socialista del Brasile e Aecio Neves del Partito Socialdemocratico, il più a destra dei tre. Ma né l'ex ministro dell'Ambiente (dal 2003 al 2008) né l'economista liberale sembrano essere stato capaci di conquistare davvero gli elettori.
C'è stato un momento in cui Silva sembrava averlo fatto: la candidata «di riserva», entrata nella corsa elettorale per fatalità dopo la morte di Eduardo Campos in un incidente in elicottero il 13 agosto, aveva raccolto consensi entusiasti. Ottava figlia di undici fratelli, orfana di madre a 14 anni, anima green del partito, aveva convinto promettendo più attenzione al settore agricoltura, più investimenti per le famiglia, la sanità e la scuola. E se Dilma veste con tailleur firmati da stilisti europei, Marina ha sempre scelto sarti emergenti brasiliani. Ma quella che voleva essere la candidata del popolo, di religione evangelica in un Paese a larghissima maggioranza cattolica, ha commesso alcuni scivoloni, e nei dibattiti in tv ha perso il confronto sia con Roussef che con Neves. Persino il fatto che piacesse alla media borghesia a prevalenza bianca ha finito per indispettire proprio chi, come lei, ha la pelle più scura. La campagna si è focalizzata più sui personaggi che sul programma: il fronte delle idee langue, la Presidenta uscente si è limitata a dire che per lei parlano i 4 anni al timone del Paese, mentre su temi caldi come lotta all'inflazione, alla corruzione e legge contro l'omofobia le differenze tra i tre sono misere.
Gli ultimi sondaggi danno di nuovo Dilma al 40%, prediletta anche nelle regioni più povere, Silva al 24
- quando circa una settimana fa era al 29 - e Neves al 21: la sfida nella sfida quindi è tra gli ultimi due, è quella per il secondo posto, che si giocherà al probabile ballottaggio del 26 ottobre.Twitter @giulianadevivo
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