Rajoy scioglie il parlamento. "A dicembre la Catalogna a voto"

Il parlamento attiva l'articolo 155. Ora i leader rischiano fino a 25 anni di carcere

Rajoy scioglie il parlamento. "A dicembre la Catalogna a voto"

Mossa e contromossa, in quella che per Barcellona sembra una partita destinata ad arrivare allo scacco matto. Non c'è voluto molto perché la Spagna reagisse alla dichiarazione d'indipendenza arrivata dopo lunghi tentennamenti dalla Catalogna, attivando quell'articolo 155 della Costituzione che mai era stato utilizzato e che di fatto prospetta un commissariamento per l'autonomia locale.

La "repubblica catalana come Stato indipendente e sovrano" è un'entità che Madrid non può accettare, ragion per cui la Camera alta del parlamento ha autorizzato il governo diretto della regione da parte dello Stato centrale. Le prime misure sono state annunciate dopo che il premier Mariano Rajoy ha visto i membri del suo consiglio dei ministri.

"Un atto criminale" dal parlamento di Barcellona. Così il premier spagnolo ha definito quanto in corso, prima di annunciare di avere destituito i vertici della Generalitat, Puigdemont e il suo governo e di voler fare ricorso alla Corte costituzionale contro la secessione.

"Viviamo una giornata triste, sono stati calpestati i diritti della maggioranza", ha detto Rajoy, annunciando la destituzione anche del capo della polizia autonoma e che il prossimo 21 dicembre si terranno nuove elezioni.

Intanto la Procura generale dello Stato è pronta a intervenire con denuncie per ribellione contro chi ha promosso la dichiarazione d'indipendenza, dai membri del governo alla dirigenza catalana. Il Codice penale prevede pene fra i 15 e i 25 anni di reclusione e tra i 10 e i 15 per chi h avuto un ruolo subalterno. La pena più alta, 30 anni di carcere, si può comminare ai capi di una insurrezione armata.

Dalla parte degli spagnoli si sono già schierati gli Stati Uniti, con

l'appoggio "alle misure costituzionali del governo". "Per l'Unione Europea non cambia niente, la Spagna rimane nostro unico interlocutore", ha messo in chiaro il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, in un post su twitter.

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