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Chemnitz, 9 anni al rifugiato che accoltellò un tedesco

I giudici del tribunale di Dresda hanno condannato il rifugiato siriano ritenuto colpevole, assieme ad un complice iracheno, dell'omicidio di Daniel Hilling, che portò ai disordini di Chemnitz

Chemnitz, 9 anni al rifugiato che accoltellò un tedesco

Si è sempre dichiarato innocente Alaa S., il rifugiato siriano 24enne giudicato colpevole dell'omicidio di Daniel Hilling a Chemnitz. Lo ha fatto l’ultima volta in un’intervista di pochi giorni fa alla ZDF , prima di rinchiudersi in un rigoroso silenzio per tutta la durata dell’udienza davanti ai giudici che oggi lo hanno condannato a nove anni e sei mesi di reclusione.

Sarebbe stato lui, per il tribunale di Dresda, con la complicità di un giovane iracheno tuttora latitante, Farhad A., ad aver accoltellato a morte, lo scorso 26 agosto, il 35enne tedesco a Chemnitz, nella Germania orientale, scatenando l’ondata di proteste anti-migranti che portò la cittadina al centro dei riflettori della stampa di tutto il mondo. Una sentenza che però, secondo i legali della difesa, sarebbe stata influenzata proprio dal violento dibattito che l’omicidio ha scatenato nel Paese.

Non è stato un processo normale", è stato il commento dell’avvocato Frank Wilhelm Druecke, che ha promesso di volersi appellare alla decisione dei giudici. La tesi sostenuta dai difensori di Alaa S. è che non ci sarebbero tracce di Dna né sul corpo della vittima né sul coltello utilizzato nell’aggressione. Ad inchiodarlo, però, ci sarebbe la testimonianza di un impiegato di un kebab shop che avrebbe assistito all’omicidio. Per il migrante siriano, quindi, si apriranno inevitabilmente le porte del carcere.

La decisione dei giudici, secondo la stampa tedesca, non è destinata a sollevare manifestazioni di piazza simili a quelle dello scorso anno, quando, in seguito all’omicidio, la cittadina della Sassonia era diventata teatro di una vera e propria “caccia allo straniero”.

L'eco della protesta era arrivata nel giro di poche settimane anche a Berlino, spaccando il partito della cancelliera e provocando, in seguito, le dimissioni del capo dei servizi segreti interni tedeschi, Hans-Georg Maassen, accusato di aver tollerato le manifestazioni dell’estrema destra.

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