Guerra in Ucraina

"Tre generali russi uccisi". Ecco come può cambiare il conflitto

Oltre a migliaia di soldati e decine di colonnelli, l'esercito di Putin ha già perso in battaglia l'esperienza di tre grandi generali: ecco la situazione e come può cambiare il conflitto

"Tre generali russi uccisi". Ecco come può cambiare il conflitto

Sulle perdite di soldati che Mosca conta nel suo contingente dopo 18 giorni di guerra in Ucraina compaiono tre vittime illustri, importanti sul piano strategico. Tre generali russi sono stati fatti fuori con enormi ripercussioni sull'avanzata di Putin.

Chi sono i generali

Come abbiamo scritto sul Giornale.it, La prima grave perdita avvenuta la scorsa settimana ha riguardato il maggior generale Andrej Sukhovetsky, 47 anni, comandante della settima divisione aviotrasportata e vice comandante della 41esima armata combinata del distretto militare centrale. La morte sarebbe stata causata da un cecchino che ha scagliato il colpo da 1.500 metri di distanza mentre guidava un attacco contro le forze ucraine. Considerato tra le figure russe più importanti, è stato il primo duro colpo inflitto al morale e all'esercito di Vladimir Putin. La seconda perdita importante per i russi è stata l'uccisione del maggiore generale Vitalij Gerasimov, 45 anni, capo di stato maggiore della 41esima armata, durante i combattimenti a Kharkiv. Il veterano aveva partecipato alla seconda guerra in Cecenia, alle operazioni militari in Siria e all'annessione della Crimea nel 2014, dove era stato decorato per la "conquista".

La terza vittima è stato il maggior generale Andrej Kolesnikov, capo della 29esima armata meccanizzata come ha annunciato il consigliere del capo del ministero dell'Interno ucraino, Anton Gerashchenko, sul proprio canale Telegram. "La buona notizia è che il maggiore generale Andrey Kolesnikov, comandante della 29ma armata del distretto militare orientale" è stato eliminato, ha scritto Gerashchenko. "Gli occupanti russi continuano a perdere i loro ufficiali nella guerra contro l'Ucraina", ha twittato l'esercito ucraino, riferendosi alla morte del maggiore russo. Come se ci fosse bisogno di scomodare i proverbi, tre indizi fanno la prova che Putin arranca, ha difficoltà e il conflitto non va neanche minimanente secondo i piani che aveva immaginato.

Cosa significa

I generali, però, non sono che la punta dell'iceberg sulle gravi perdite di colonnelli e migliaia di soldati russi caduti per mano degli sniper, cecchini armati di fucili di precisione come avvenuto per l'uccisione di Sukhovetsky. Secondo l’Institute for the Study of War, sarebbe ormai carente e insufficiente la catena di comando e controllo russa, "tale da richiedere il dislocamento avanzato dei generali e il rischio di finire sotto il fuoco ucraino mentre sono al comando". Da qui si evince lo "stallo" forzato in numerosi territori ucraini in attesa di ripartire dopo un'organizzazione adesso affidata a un numero molto più ristretto di militari preposti al comando. L’esigenza principale dei russi è quella di sostituire le truppe stanche e demotivate con un ricambio mostruoso, il doppio dei 180mila soldati durante le prime fasi del conflitto.

"Molti militari sono contro Putin"

Questi primi 18 giorni hanno mostrato una Russia impreparata e, adesso, senza tre grandi condottieri e strateghi. Cosa sta succedendo esattamente? "Molti militari russi non sono concordi con quello che vuole Putin. I soldati di grado più elevato sono compatti nell’essere solidali con Putin. Solo una frangia ridotta pare non concordi. La truppa invece è più vicina a quello che pensa l’opinione pubblica", afferma al Messaggero il generale Franco Angioni, alla guida del contingente italiano in Libano dal 1982 al 1984. "Gli ucraini combattono con tenacità per la loro indipendenza perché ormai sono europeizzati e guardano all’Europa e non alla Russia". Se la quasi totalità degli ucraini sostiene Zelensky, lo stesso non si può dire dei russi. "L’atteggiamento passivo che aveva la popolazione comincia a mutare. Non avevamo mai visto delle manifestazioni di giovani russi come le abbiamo viste in questi giorni", sottolinea Angioni.

Tra l'altro, il Cremlino si sta macchiando di un'altra colpa: per la legge russa, non possono essere mandati in prima linea i soldati di leva senza almeno 4 mesi di addestramento.

Però, per la stessa ammissione di Mosca, questa situazione non si è verificata tant'é che sono scattate le prime inchieste per punire chi di dovere.

Commenti