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La Cina ha paura della Magna Carta

A Pechino bloccata la mostra di una rara copia originale dello storico documento firmato da re Giovanni Senzaterra nel 1215

La Cina ha paura della Magna Carta

Ottocento anni dopo la Magna Carta continua a spaventare chi non ha a cuore la libertà. Le autorità cinesi hanno vietato l’esibizione di una delle rarissime copie in pergamena del documento firmato da re Giovanni Senzaterra nel 1215, che stabiliva che il sovrano (e il governo) non sono al di sopra della legge.

Mostrare la prima "costituzione liberale", come scriveva ieri il Financial Times, potrebbe essere pericoloso dal punto di vista politico. L'esibizione era prevista nell'Università del Popolo di Pechino. Ma all'ultimo momento è saltata. La Carta potrà essere esposta in un luogo più defilato - e ovviamente meno accessibile -, l'ambasciata britannica a Pechino.

Ma è possibile che il regime cinese possa aver paura di un'antica pergamena? Evidentemente sì, se ha scelto di far scattare la censura. Del resto a Pechino e dintorni il dissenso non è ammesso e chi cerca di rivendicare i propri diritti è costretto a cambiare idea, con le buone o le cattive. Com'è accaduto a Xu Zhiyong, uno dei fondatori di "Costituzionalismo", associazione di avvocati che promuove la democrazia e lo Stato di diritto. L'uomo è in carcere, dove sta scontando una pena per aver "disturbato l’ordine pubblico".

Con un grandissimo gioco di parole il Foreign Office non conferma l'avvenuta censura della pergamena, dice solo che la mostra è saltata a causa di "formalità amministrative e logistiche". Insomma, problemi burocratici. Del resto, perché guastare i rapporti tra Regno Unito e Cina, proprio alla vigilia della visita a Londra di Xi Jinping? Secondo il Financial Times questa visita di Stato darà inizio a un’era d’oro nelle relazioni diplomatiche (ma soprattutto commerciali) tra i due Paesi. E quando in ballo ci sono contratti da miliardi di sterline anche uno pilastri dei valori occidentali può tranquillamente essere nascosto. Così, almeno, la pensano a Londra.

Ma non solo lì.

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