Cina, video svela le brutali condizioni dei musulmani dello Xinjiang

Un video diffuso sul web, ritenuto reale, mostrerebbe il brutale trattamento che la Cina riserverebbe agli uiguri, la minoranza etnica cinese musulmana che vive nello Xinjiang.

Cina, video svela le brutali condizioni dei musulmani dello Xinjiang

La Cina è nuovamente finita nell'occhio del ciclone a causa dell'ennesima presunta violazione dei diritti umani nello Xinjiang.

Un video diffuso su internet, ritenuto reale da alcuni esperti e varie ong, che adesso stanno indagando, mostrerebbe il brutale trattamento che le autorità cinesi riserverebbero agli uiguri, la minoranza etnica cinese musulmana che vive nella parte occidentale del paese.

La clip, probabilmente girata da un drone aereo e della durata di un paio di minuti, è stata caricata prima su Youtube poi su Twitter da un canale chiamato War on Fear. Si intitola "Xinjiang: A New Explanation" e mostra dozzine di giovani, ammanettati, bendati, incatenati e tenuti prigionieri dalle autorità locali.

Quei giovani, accusa la comunità internazionale, sono i musulmani uiguri. Le loro teste sono rasate e tutti indossano gli stessi indumenti, un vestito viola, mentre le guardie hanno un'uniforme nera.



Questo filmato è agghiacciante – ha denunciato il direttore esecutivo di Human Rights Watch su Twitter – la Cina parla di formazione professionale ma le immagini di uomini bendati e legati difficilmente fanno sembrare la detenzione di massa dei musulmani come benevola”.

La Cina nell'occhio del ciclone

Un portavoce del Foreign and Commonwealth Office del Regno Unito, come riportato dall'Independent, ha espresso enorme preoccupazione per la gravità del video. “Vi è una crescente quantità di prove sulla situazione inquietante che gli uiguri e le altre minoranze stanno affrontando nello Xinjiang” ha proseguito il portavoce, che ha poi sottolineato come “ministri e alti funzionari del Regno Unito hanno sollevato la questione sia alle autorità cinesi sia al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite”.

Nonostante la Cina abbia più volte affermato che nello Xinjiang non esistano campi di concentramento e che le persone presenti nei "centri di educazione e formazione professionale" decidano volontariamente di prendere parte alle attività, gli attivisti per i diritti umani affermano l'esatto contrario.

Pechino è accusata di gestire i campi di concentramento in modo brutale, nell'ambito di una campagna di genocidio culturale nei confronti dei musulmani uiguri.

Alcuni ex detenuti hanno affermato di essere stati torturati e obbligati a frequentare lezioni di rieducazione politica e cantare canzoni patriottiche, oltre che costretti a mangiare carne di maiale nonostante la loro fede islamica.

La Cina giustifica la sua politica nello Xinjiang come un chiaro tentativo volto a combattere l'estremismo islamico.

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