Comey: "Trump mi chiese di insabbiare il Russiagate"

L'ex direttore dell'Fbi in audizione accusa Trump di aver mentito: "Nessun ordine di insabbiare l'inchiesta, ma su Flynn l'indicazione era di lasciare perdere"

Comey: "Trump mi chiese di insabbiare il Russiagate"

"Donald Trump ha mentito". L'ex direttore dell'Fbi James Comey è stato interrogato dal Senato americano a proposito dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, coinvolto nel cosiddetto Russiagate. E, durante l'audizione, ha ammesso di avere subito pressioni continue dal presidente per rinunciare alle indagini sul Russiagate: "Nessun ordine esplicito di insabbiare l'inchiesta, ma su Flynn l'indicazione del presidente era di lasciare perdere".

Come già trapelato ieri, Comey conferma ogni accusa nei confronti del numero uno della Casa Bianca. E, davanti al Senato, spiega che"in un incontro alla Casa Bianca dello scorso 14 febbraio", Donald Trump gli ha detto di lasciar perdere l'indagine su Flynn, che il giorno prima era stato silurato dal presidente per avere mentito al vicepresidente Mike Pence sui suoi presunti contatti con l'ambasciatore russo Sergey Kislyak.

Comey ha spiegato anche che "Trump ha mentito su di me e ci sono state delle interferenze della Russia sul voto", mentre sulle motivazioni del suo licenziamento in tronco lo scorso 9 maggio da parte di Donald Trump "sono solo menzogne. Chiaro e semplice". Mentre rispetto alle parole del presidente, che in un post pubblicato sul suo profilo Twitter si è augurato per Comey che le loro conversazioni non fossero state registrate, Comey ha detto: "Spero che invece ci siano".

Durante l'audizione di fronte alla Commissione intelligence del Senato, l'ex uomo di fiducia di Barack Obama ha aggiunto che "la Casa Bianca mi ha quasi diffamato". Per quanto riguarda la famosa cena a due del 27 gennaio, nella quale Trump fece intendere a Comey di lasciar perdere le indagini su Flynn, l'ex direttore dell'Fbi ha confermato che "serviva al presidente per costruire un rapporto di fedeltà. Il mio buonsenso - ha concluso Comey - mi ha detto che stava cercando di ottenere qualcosa in cambio".

Oggi (alle 10 della mattina orario di Washington) gli Stati Uniti si sono fermati per assistere in diretta televisiva all'audizione di James Comey. La deposizione dell'ex direttore dell'Fbi, rimosso da Donald Trump lo scorso 8 maggio, ha svelato diversi altarini che rischiano di gettare un'ombra piuttosto pesante sul destino politico del presidente americano. Comey ha ammesso che il presidente gli aveva consigliato di non procedere con le indagini su Flynn, consigliere per la sicurezza nazionale che aveva rinunciato all'incarico lo scorso 13 febbraio.

Dimissioni che avevano anticipato di poche ore la probabile rimozione da parte di Trump. Infatti il destino di Flynn era già segnato. Qualche tempo prima il vice-presidente Mike Pence aveva chiesto a Flynn se avesse mai avuto contatti con l'ambasciatore russo Kislyak durante la campagna elettorale. Flynn aveva smentito, peccato che ciò fosse successo veramente.

Una bugia peggiorata dal

fatto che Flynn non avrebbe potuto sentirsi con l'ambasciatore, dato che a quel tempo non ricopriva ancora un incarico governativo, assunto solamente il 18 novembre 2016. Ora il futuro di Donald Trump è tutto da scrivere.

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