Coronavirus

Coronavirus, un computer può ​"predire" i pazienti a rischio di morte

Il modello informatico elaborato dai ricercatori è in grado di predire le aspettative di vita di un infetto. "Ma un computer non si sostituisce alla valutazione medica", precisano gli scienziati

Coronavirus, un computer può ​"predire" i pazienti a rischio di morte

Un computer sarebbe in grado di determinare quali pazienti affetti da Coronavirus rischiano di non sopravvivere all'infezione. Per farla breve, chi ha più probabilità di morire. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Nature - Sviluppo e convalida dei modelli di previsione del rischio di esito avverso COVID-19 da una coorte europea binazionale di 5594 pazienti, è il titolo del report scientifico - condotto da un team di ricercatori illustri dell'Università di Copenaghen (Danimarca). "L'intelligenza artificiale può valutare con precisione al 90% se una persona morirà o meno per COVID-19", afferma lo scienziato Mads Nielsen, primo firmatario della ricerca, precisando che "un computer non si sostituirà mai alla valutazione di un medico".

Il computer che "predice il decesso"

Sin dalla prima ondata pandemica, i ricercatori del Dipartimento di Informatica dell'Università di Copenaghen hanno lavorato per sviluppare modelli informatici in grado di prevedere, sulla base della storia clinica dei pazienti infetti, le eventuali aspettative di vita. Dopo un lungo periodo di osservazione, ne hanno dedotto che l'intelligenza artificiale è in grado di stabilire - con una precisione pari al 90% - se un potenziale ammalato riuscirà a sopravvivere all'infenzione. Ma non è tutto. Il computer può determinare con un livello di attendibilità pari all'80% anche se un degente necessiterà di ventilazione assistita nel corso del ricovero. "Abbiamo iniziato a lavorare sui modelli per assistere gli ospedali, poiché durante la prima ondata temevano di non avere abbastanza respiratori per i pazienti in terapia intensiva. Le nostre nuove scoperte potrebbero essere utilizzate anche per identificare con attenzione chi ha bisogno di un vaccino", spiega il professor Mads Nielsen del Dipartimento di informatica dell'Università di Copenaghen.

Lo studio

La ricerca è stata condotta su un gruppo di 3.994 pazienti residenti in prossimità della capitale della Danimarca e della regione Zealand positivi al Sars-Cov-2. I dati degli ammalati, con i relativi trascorsi clinici, sono stati elaborati da un "supercomputer" - Computerone, è la definizione esatta - in grado di stimare, con una precisione al 90%, le aspettative di vita degli osservati. E i risultati sono stati a dir poco sorprendenti. Le malattie e i parametri che, secondo lo studio, incidono in modo significativo sulle aspettative di vita di un paziente infetto sono, in ordine di priorità,: BMI (Indice di massa corporea), età, ipertensione, sesso, malattie neurologiche, BPCO (Broncopeneumopatia Ostruttiva), asma, diabete e malattie cardiache.

Chi rischia di più?

Stando alle risultanze dello studio, i pazienti maggiormente a rischio sono quelli di sesso maschile (anziani) affetti da ipertensione arteriosa. "I nostri risultati dimostrano, non sorprendentemente, - spiega il professor Mads Nielsen -che l'età e il BMI sono i parametri più decisivi per stabilire quanto gravemente una persona sarà colpita da COVID-19. E la probabilità di morire aumenta se si tratta di uomini che soffrono di ipertensione o hanno o una malattia neurologica". Nella "categoria di allerta" ci sono poi anche le persone affette da diabete, sovrappeso e altre patologie invalidanti.

Obiettivo dello studio

L'obiettivo della ricerca è quello di individuare, con ampio margine di anticipo, le persone più vulnerabili al Coronavirus in modo da alleviare la pressione sugli ospedali e stabilire dei criteri scientifici per la priorità vaccinale. "Per coloro che sono affetti da uno o più di questi parametri, abbiamo scoperto che può avere senso spostarli in alto nella coda dei vaccini, per evitare il rischio che finiscano attaccati ad un respiratore", spiega il dottor Nielsen.

Tuttavia "Il computer non sarà mai in grado di sostituire la valutazione di un medico, - conclude lo scienziato - ma può aiutare i medici e gli ospedali a vedere molti pazienti infetti da COVID-19 contemporaneamente e stabilire priorità continue".

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