Coronavirus, Hong Kong blinda i confini con la Cina

Le autorità hongkonghesi hanno annunciato la chiusura di quasi tutti i collegamenti con la Cina. Restano attivi tre varchi: il ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao, il checkpoint congiunto della baia di Shenzen e l'aeroporto internazionale

Coronavirus, Hong Kong blinda i confini con la Cina

L'epidemia del nuovo coronavirus ha spinto Hong Kong a chiudere tutti i varchi di frontiera con la Cina continentale, ad eccezione di tre collegamenti; si tratta del checkpoint congiunto della baia di Shenzen, del ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao e dell'aeroporto internazionale.

L'annuncio è arrivato direttamente dalla bocca della governatrice Carrie Lam, che ha così messo in atto la misura più rigorosa e drastica dell'ex colonia britannica per contenere il contagio della polmonite derivante dal virus 2019-n-Cov.

Lam ha tuttavia negato che la decisione sia legata alla pressione dei medici, che nelle scorse ore avevano minacciato uno sciopero di cinque giorni chiedendo proprio la blindatura dei confini verso la Cina continentale. La governatrice ha inoltre esortato i residenti di Hong Kong ad “affrontare uniti” la lotta contro la minaccia sanitaria che ha fin qui ucciso quasi 400 persone, tutte nell'ex Impero di Mezzo tranne una, nelle Filippine.

A proposito dei medici, come ha raccontato il South China Morning Post, nel fine settimana migliaia di operatori sanitari hongkonghesi – circa 6mila, tra medici e personale medico - erano sul piede di guerra e pronti a incrociare le braccia a meno di una chiusura dei confini da parte delle autorità locali.

Winnie Yu, a capo della neonata formazione sindacale Alleanza dipendenti autorità sanitaria, aveva spiegato chiaramente il motivo alla base dello sciopero: “È necessario chiudere i confini oppure dovremo fare i conti con equipaggiamento protettivo insufficiente e carenze di personale e stanze per l'isolamento, per combattere l'epidemia".

Tra psicosi e contraccolpi finanziari

Ricordiamo che Hong Kong, dove sono stati registrati 14 casi di coronavirus, aveva già interrotto voli, collegamenti ferroviari ad alta velocità e di autobus con la terraferma nonché i servizi di traghetto transfrontalieri.

Memori dei ricordi della Sars, i cittadini di Hong Kong temono una nuova bomba sanitaria. In molti hanno preso d'assalto gli ospedali, tanto che nei giorni scorsi, a inizio febbraio, in circa 24 ore ben 95 persone sono state ricoverate con il timore che potessero essere state contagiate dal nuovo coronavirus.

Il virus ha spaventato i cittadini ma ha danneggiato anche l'economia. Come ha spiegato all'Adnkronos, Francesco Vitali, director di Deloitte, “la situazione economica è molto preoccupante. Basta vedere la borsa di Hong Kong che è crollata. È ovvio che l'economia ne risentirà. Questo ci preoccupa sicuramente.

Se dobbiamo parlare di Hong Kong non è una situazione facile, la città arriva da mesi e mesi di proteste violente che hanno avuto anche impatto sul fronte commerciale. Questo virus rischia di dare un colpo a tutta l'economia cinese, tra contatti commerciali e meeting di lavoro ridotti. Sono molto più preoccupato per la situazione economica attuale che per il virus stesso".

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