Una ricevuta, vera, che prova il pagamento delle tasse all'Isis; un'altra, falsa, da esibire a eventuali checkpoint dell'esercito del governo iracheno durante il cammino. Da un po' di tempo gli autotrasportatori di merci che vivono e fanno affari tra la Siria orientale e l'Irak occidentale, cioè nel territorio dell'autoproclamato Califfato islamico, vanno in giro così. I terroristi che a colpi di decapitazioni videoregistrate e persecuzioni di massa stanno seminando il terrore in Medio Oriente e in Occidente si rivelano anche furbi amministratori delle terre conquistate. Hanno capito che torna utile non interferire con i commerci abituali della popolazione musulmana sunnita: molto meglio guadagnarci su. Con un metodo che somiglia a quello mafioso: impongono una propria tassa su tutto, dalla benzina di contrabbando al bestiame, fino ai beni di consumo che finiscono sulle bancarelle dei mercati di Baghdad. In cambio garantiscono protezione da banditi e cani sciolti. Proprio così: difesa degli «amici» in cambio di una «tassa». Un «pizzo», se preferite.
Non dev'essere stato difficile convincere commercianti e trasportatori a pagare senza fare una piega, considerato il caos che regna nel Paese. Pagando il «pizzo» agli uomini dell'Isis ci si assicura anche un lasciapassare nei controlli istituzionali che l'esercito istituzionale di Baghdad effettua ai checkpoint: chi trasporta merce mostra una ricevuta falsificata, fornita dallo Stato islamico (vedi foto), che attesta i pagamenti (finti) delle tasse (vere) al governo. E prosegue il cammino. I fotogiornalisti che sono riusciti a scattare immagini dei documenti, raccontano che il sistema è consolidato al valico di Waleed, tra la Giordania e l'Irak, di Tanif, tra Irak e Siria, oltre che in alcune città come Deir el Zour e Raqqa. Del resto da Amman e Damasco l'Irak importa grosse quantità di prodotti agroalimentari.
Chi entra nelle terre dell'autoproclamato Califfato con un carico dalla Giordania viene controllato a Ratba: è qui che i miliziani ispezionano la merce, ne stabiliscono il valore in base al quale riscuotono la loro tassa, e poi forniscono la fattura falsa.Twitter @giulianadevivo