Denunciò infiltrazioni di Gülen. In arresto giornalista Ahmet Şık

Nel 2011 il suo libro "L'esercito dell'Imam" fu vietato. Oggi è di nuovo in arresto

Denunciò infiltrazioni di Gülen. In arresto giornalista Ahmet Şık

A rileggerle oggi, le cronache del 2011, suonano come un qualcosa di noto. Allora, come oggi, le testate internazionali mettevano in guardia da una serie di arresti che promettevano di mettere a rischio la libertà di stampa in Turchia. Ora, come oggi, in manette c'è anche Ahmet Şık, giornalista investigativo tra i più noti del Paese.

Ad essere cambiata, in questi anni, è la Turchia. Allora il movimento di Fethullah Gülen andava mano nella mano con l'Akp di Recep Tayyip Erdoğan. Oggi gli stessi membri di quello che il giornalista definì "l'esercito dell'imam" sono ritenuti i responsabili dello sventato colpo di Stato dello scorso 15 luglio.

Già nel 2011 Şık scriveva delle infiltrazioni güleniste nell'apparato statale e nello specifico tra gli uomini della polizia turca. Fu fermato a marzo, in una ondata di arresti durante la quale diverse persone erano state portate via in un blitz alla sede del sito Oda-Tv.

Accusato di complottare contro lo Stato, di essere membro dell'Ergenekon, definito come una macchinazione per sovvertire l'ordine e la leadership dell'Akp, arrestato mentre era in procinto di pubblicare il suo libro-inchiesta, Şık fu rilasciato solo a marzo dell'anno successivo.

"Sono convinto che la ragione per cui siamo stati liberati abbia le sue radici nello scontro oggi in atto tra i due principali centri di potere in Turchia, l'AKP di Tayyp Erdoğan e la comunità religiosa di Fethullah Gülen", diceva nel 2012, in un'intervista a Osservatorio Balcani e Caucaso.

"Non è questo il modo di interrogare il giornalismo", ha dichiarato oggi il giornalista davanti al procuratore di Istanbul, con parole riferite dal suo legale, secondo cui si è anche rifiutato di rispondere alle domande che gli venivano poste. "Sta succedendo tutto come cinque anni fa", ha aggiunto.

Le accuse contro di lui sono di propaganda del terrorismo, per un ventaglio di sigle che vanno dal Pkk dei militanti curdi all'estrema sinistra del DHKP-C, fino ad arrivare a quella stessa organizzazione di Gülen di cui Şık scrisse, nel libro che gli fu poi bandito.

Accusato anche di aver insultato "pubblicamente la Repubblica della Turchia, gli organi giudiziari, militari e della polizia", Ahmet Şık è soltanto uno dei molti giornalisti in carcere (in attesa di processo) in Turchia, dove più di 100 testate sono state chiuse da luglio, decine di suoi colleghi arrestati per accuse molto simili.

Centoquarantasei, secondo la piattaforma P24, sono già dietro le sbarre o in custodia cautelare.

Dopo un lungo periodo in carcere sono state rilasciate ieri la linguista Necmiye Alpay e la scrittrice Aslı Erdoğan. "Ho resistito -, ha detto la seconda alle telecamere che l'hanno accolta di fronte al tribunale -. Ma non c'è garanzia che non tornerò dentro domani".

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