Ultimo viaggio

La vacanza, poi lo schianto: quella "lattina esplosiva" che causò 224 vittime

Il 31 ottobre 2015 il volo charter 9268 della compagnia russa Metrojet precipitò a causa di un'esplosione nel deserto del Sinai, provocando la morte di 224 persone. Ma cosa causò la terribile tragedia?

La vacanza, poi lo schianto: quella “lattina esplosiva” che causò 224 vittime

Sono le prime ore della mattina del 31 ottobre 2015, quando dall’aeroporto di Sharm el-Sheikh decolla il volo charter Metrojet 9268, con destinazione San Pietroburgo. Il velivolo, un Airbus A321, sta riportando in Russia 217 passeggeri, la maggior parte dei quali stanno rientrando da una vacanza sul Mar Rosso. Ma i passeggeri e i membri dell'equipaggio purtroppo non torneranno mai a casa. Il velivolo si schianterà a 20 minuti dal decollo, riportando un bollettino drammatico: 224 vittime e nessun superstite.

L'incidente e l'inizio delle indagini

Quella mattina di fine ottobre il volo 9268 della compagnia charter Metrojet decolla senza problemi, mantenendo i contatti regolarmente con i controllori di volo dell'aeroporto di Sharm el-Sheikh. Ma circa venti minuti dopo la sua posizione sul radar della torre di controllo cambia. Sembra che l’aereo stia scendendo, invece di continuare a salire. Secondo la posizione rilevata in quel momento, il velivolo sta sorvolando il deserto del Sinai. Ed è qui che le autorità egiziane si recano non appena è chiaro che l'aereo è scomparso dai radar. Lo spettacolo che si trovano davanti agli occhi è surreale. I resti del volo Metrojet 9268 sono sparsi in un raggio di 13 chilometri, cosa che fa sospettare agli investigatori che si sia trattato di un’esplosione in volo. I soccorritori ritrovano alcune vittime ancora sedute con la cintura allacciata ai loro posti, scarpette da bimbo e passaporti ancora integri giacciono in mezzo alla sabbia del deserto. Sull'aereo c'erano giovani coppie di sposi in luna di miele, famiglie e bambini, tutti di ritorno da una vacanza da sogno in uno dei mari più belli al mondo.

L'Autorità dell'Aviazione Civile Egiziana forma un team investigativo composto da 47 specialisti, al quale si uniscono rappresentanti russi, francesi, irlandesi e tedeschi. Dalle registrazioni delle scatole nere si apprende che le comunicazioni con la torre di controllo si interrompono dopo 23 minuti dal decollo, l’ultima altitudine registrata era di 9400 metri e l’ultima velocità rilevata era di 520 chilometri all'ora. Inizialmente le autorità egiziane ritengono che un’esplosione di carburante abbia potuto causare il disastro. Ma prima che la teoria prenda piede, il capo dei servizi segreti russi dell’Fsb (Federal'naja služba bezopasnosti), Aleksandr Bortnikov, dichiara pubblicamente di avere le prove che il volo Metrojet sarebbe stato il bersaglio di un attentato terroristico.

L’attentato terroristico

La penisola del Sinai, fuori dal controllo governativo egiziano, da tempo è diventata meta delle basi operative di gruppi terroristici. Come riporta il sito Cbc news, Bortnikov afferma che la Russia ha prove certe che la strage del volo Metrojet sia stata causata dalla presenza a bordo di un ordigno rudimentale di circa un chilogrammo di tritolo. “Nelle valutazioni dei nostri specialisti un ordigno autocostruito, della potenza di un chilogrammo di Tnt, è esploso a bordo del velivolo - ha dichiarato il capo dell’Fsb - e il velivolo stesso si è conseguentemente spezzato in aria; questo spiega lo spargimento dei rottami dell'aereo su un'ampia area di terreno”. E poco dopo arriverà la rivendicazione dell’attentato da parte di un gruppo terroristico affiliato allo Stato Islamico, il quale dichiara che si tratterebbe di una ritorsione nei confronti della Russia per il suo intervento in Siria.

Tributo alle vittime del volo Metrojet ottobre 2015

Nel frattempo i tecnici impegnati nelle indagini continuano a lavorare per scoprire cosa ha provocato la tragedia e dopo un’attenta analisi dei resti del velivolo arrivano alla conclusione definitiva. Il materiale esplosivo, che ha causato l'esplosione e la rottura in due parti del velivolo, era stato collocato nella parte posteriore dell’aereo, più precisamente si trattava di una lattina posta sotto il sedile di un passeggero. Le indagini per assicurare il colpevole proseguono, e a fine gennaio 2016 l'agenzia di stampa Reuters dichiara che un meccanico dell'EgiptAir è in stato d'arresto per aver eluso i controlli e portato a bordo la famigerata lattina esplosiva. Ma a febbraio dello stesso anno la notizia del fermo del meccanico viene smentita.

Le accuse all'Egitto e la conclusione delle indagini

L'Egitto, contrariamente alla Russia, non ha mai confermato la possibilità che l'aereo sia stato fatto esplodere da una bomba posizionata a bordo. Stando al sito The Moscow Times, i familiari di 30 delle vittime della strage hanno intentato una causa contro alti rappresentanti del governo egiziano, accusando quest'ultimo di negligenza per aver fatto introdurre un ordigno sul velivolo. Denunciate anche la Metrojet e la compagnia assicurativa di giurisdizione egiziana, Ingosstrakh, ma senza successo. Il tribunale del Cairo ha infatti respinto tutte le accuse delle famiglie delle vittime, sostenendo l'impossibilità di riconoscere tutti e 224 i passeggeri, motivo per cui i familiari non avrebbero diritto ad un alcun indennizzo.

Feroce la replica del legale dei familiari delle vittime, che ha definito la sentenza del tribunale "priva di etica".

Commenti