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I medici: 'Trump sta molto bene' Ma ora è giallo sull'ossigeno

Donald Trump non ha bisogno di ossigeno, cammina e respira regolarmente e l'umore è eccellente. Le prossime 48 ore saranno decisive

I medici: 'Trump sta molto bene' Ma ora è giallo sull'ossigeno

Sebbene sembra abbia avuto bisogno in un primo momento dell'ossigeno supplementare, come riportato dai media americani, secondo il primo bollettino medico di oggi, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, da venerdì ricoverato all'ospedale militare Walter Reed Medical Center dopo essere risultato positivo al coronavirus, ora "sta molto bene". Come riportato dall'agenzia Adnkronos, Sean Conley, medico della Casa Bianca, ha sottolineato che The Donald non ha bisogno di ossigeno, respira e cammina regolarmente, i suoi organi sono a posto ed è di eccezionale buon umore. "Siamo estremamente soddisfatti dei progressi che ha fatto" ha sottolineato Conley, spiegando che anche la first lady Melania Trump, "sta bene" e "sta facendo la convalescena a casa", ha detto ancora i medici. Al tycoon non è certo passata la voglia di twittare e oggi ha fatto sapere che "medici, infermieri e tutti al fantastico Walter Reed Medical Center, e altri di queste altrettanto ottime istituzioni che si sono uniti a loro, sono meravigliosi!!! Giganteschi progressi sono stati fatti negli ultimi sei mesi per combattere questa piaga. Con il loro aiuto, mi sento meglio!". Il tycoon ha poi esortato repubblicani e democratici a trovare un accordo sul pacchetto di stimolo all'economia per fronteggiare l'emergenza coronavirus: "I nostri grandi Stati Uniti vogliono e hanno bisogno di stimoli. Lavorate insieme e datevi da fare".

Trump, decisive le prossime 48 ore

Secondo gli esperti, tuttavia, le prossime 48 ore saranno decisive per capire quale piega prenderà la malattia. Anche perché Donald Trump ha 74 anni - l'età più a rischio - e dal punto di vista fisico è in sovrappeso. E una fonte anonima ha rivelato ad Ap che alcuni parametri vitali del presidente, prima del ricovero, erano "molto preoccupanti", tanto che alla Casa Bianca gli sarebbe stato somministrato ossigeno. Nel frattempo, come conferma l'Agi, aumentano i contagi tra i collaboratori e compagni di partito del magnate. Oltre alla first lady (seguita dai medici alla Casa Bianca), sono risultati positivi almeno tre senatori repubblicani, Mike Lee, Thom Tillis e Ron Johnson, la ex consigliera Kellyanne Conway, il manager della campagna elettorale Bill Stepien, la consigliera Hope Hicks, l'ex governatore del Gop Chris Christie. Il sospetto luogo di contagio è l'incontro in cui al Rose Garden Trump aveva annunciato la nomina della giudice Amy Coney Barrett alla Corte suprema a 150 persone, in gran maggioranza senza mascherine.

Il medico della Casa Bianca chiarisce i dubbi sui tempi della diagnosi

Nelle scorse ore, a seguito del briefing sulle condizioni del presidente Trump, erano emersi dubbi sui tempi della diagnosi: come ha in seguito specificato il medico della Casa Bianca Sean Conley, la diagnosi di positività al Covid 19 è stata fatta per il presidente americano Trump la sera di giovedì, 1 ottobre, e gli è stato somministrato il cocktail di anticorpi Regeronm venerdì 2 ottobre. La domanda che tutti si pongono ora è la seguente: che succede se le condizioni di salute del presidente dovessero aggravarsi? Come spiega InsideOver, secondo il 25esimo emendamento stabilito nel 1967, la Costituzione fornisce un protocollo istruttivo per concedere il potere al vicepresidente di diventare "presidente ad interim". Secondo Alberto Flores D’Arcais, su La Repubblica, per consegnare il potere al vicepresidente durante malattia e convalescenza, Trump dovrà dichiarare per iscritto di "non essere in grado di esercitare i poteri e i doveri del suo ufficio" al presidente del Senato pro tempore (il repubblicano dell’Iowa Chuck Grassley) e a Nancy Pelosi.

Per l’articolo 4 il vicepresidente e la maggioranza del Gabinetto possono dichiarare il presidente "incapace di esercitare i poteri e i doveri del suo ufficio" sempre inviando una dichiarazione scritta a Grassley e Pelosi.

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