Guerra in Ucraina

Draghi dagli Usa: "Nessuna pace imposta. La Russia non è Golia"

Secondo giorno del premier italiano negli Stati Uniti. Oggi briefing con la stampa. In serata l'incontro con la speaker della Camera, Nancy Pelosi, e i gruppo politicio Usa al Congresso

Draghi dagli Usa: "Nessuna pace imposta. La Russia non è Golia"

Prosegue il tour del presidente del Consiglio Mario Draghi negli Stati Uniti. Dopo l'incontro con il presidente Usa Joe Biden, oggi per Draghi è il giorno del briefing con la stampa all'ambasciata italiana a Washington e l'incontro con la speaker Nancy Pelosi, una delle personalità più importanti della politica americana e in particolare dei democratici. Con Pelosi, il capo del governo italiano avrà un incontro bipartisan insieme ai leader dei gruppi politici statunitensi. Infine, cena di gala nella quale il potente Atlantic Council conferirà a Draghi il Distinguished Leadership Award: un premio dall'alto valore simbolico perché viene consegnato alle personalità più influenti nei rapporti transatlantici. Un attestato che è stato ribadito anche ieri dallo stesso capo della Casa Bianca. Biden, ricevendo il premier italiano, gli ha infatti detto di apprezzare in modo molto profondo il fatto che il presidente del Consiglio si sia impegnato per unire Unione europea e Alleanza Atlantica in una fase così importante dei rapporti interni all'Occidente. Parole che non sono certo casuali, specialmente in un periodo in cui l'architterua dell'area euro-atlantica è definita non solo in base ai rapporti con la Russia ma anche alla capacità di muoversi in piena sinergia con l'alleato Usa, tornato al centro della scena da quando è iniziata la guerra in Ucraina.

Il rapporto Italia-Usa e il nodo della pace in Ucraina

Draghi nel corso della conferenza stampa all'ambasciata italiana, ha ribadito quello che è il leit motiv della visita del premier in America, e cioè che che per gli Stati Uniti l'Italia è "un alleato forte e affidabile" e "un interlocutore credibile". Spiegano quello che è stato discusso nel colloquio con il presidente Usa, il premier ha spiegato che "occorre continuare a sostenere l'Ucraina, a fare pressioni su Mosca occorre anche però cominciare a chiedersi come si costruisce la pace". Una pace in cui, ha ricordato lo stesso presidente del Consiglio, può ritagliarsi uno spazio anche l'Italia, anche se, ha ricordato, "non bisogna cercare un ruolo ma la pace, chiunque sia la persona o le persone coinvolte in questo". "Intanto mi auguro che siano coinvolte, poi chiunque sia l'importante è che cerchi la pace, chi fa questo sforzo non deve cercare affermazioni di parte. Non bisogna cercare di vincere, la vittoria non è definita. Che significa vincere? Per gli ucraini è definita significa respingere l'invasione, ma per gli altri?" si è domandato il premier, facendo capire che in questo momento il percorso verso una definizione del conflitto appare particolarmente complesso anche alla luce della situazione sul campo di battaglia.

La guerra, almeno fino a questo momento, non è apparsa perfettamente in linea rispetto a quanto previsto dai comandi del Cremlino. Lo stesso Draghi ha utilizzato la metafora di Davide contro Golia spiegando che "certamente non c'è più un Golia, certamente quella che sembrava una potenza invincibile sul campo e con armi convenzionale si è dimostrata non invincibile". Tuttavia, è altrettanto evidente che il conflitto prosegue e la Russia non appare disposta a cedere di fronte a quelli che considera gli obiettivi strategici della sua avanzata in Ucraina, soprattutto dopo averli modificati in base alla "fase due". Per la fine della cosiddetta operazione militare speciale, Vladimir Putin non sembra intenzionato a fermarsi finché non sarà rassicurato sullo status di Crimea e Donbass, oltre che sulla neutralità di Kiev nel periodo postbellico. A tal proposito, Draghi ha detto che "il percorso negoziale è molto difficile ma il primo punto è come costruire questo percorso negoziale, deve essere una pace che vuole l'Ucraina, non una pace imposta da altri né tantomeno dagli alleati". Una scelta di parole che indica che fino a questo momento non c'è spazio per un placet sulle richieste di Mosca, ma che forse apre spiragli su quanto perorato in questi ultimi giorni da parte dell'asse franco-tedesco: evitare che la Nato prenda il sopravvento nella definizione della guerra e nel suo proseguimento senza un chiaro posizionamento dell'Ucraina e dell'Europa.

Ricostruzione e profughi

Intanto si inizia a guardare anche al futuro dell'Ucraina, non solo al (pur urgente e drammatico) presente. Il premier ha spiegato che "i Paesi europei come l'Italia non hanno le risorse nel bilancio nazionale per partecipare alla ricostruzione dell'Ucraina. Quindi occorre che tutta l'Unione europea investa, faccia proprie queste sfide e dia una risposta collettiva. L'Italia farà la sua parte, ma deve farla insieme agli altri". Mentre per quanto riguarda il nodo dei profughi, ospitati in larga parte nell'Europa orientale, Draghi ha detto di non vedere all'orizzonte una crisi, con l'Italia impegnata nell'accoglienza di circa 120mila ucraini. "Nell'ultima settimana molti profughi ucraini stanno tornando a casa", ha spiegato il premier, segnalando quindi l'inizio di un rientro che a molti appare come un timido spiraglio di futura normalizzazione della crisi. Ma sul nodo dei profughi resta anche la spada di Damocle della crisi alimentare, per la quale è stato richiesto anche nei colloqui con i vertici Usa lo sblocco dei porti da parte russa. Tema su cui il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, è tornato oggi accusano l'Ucraina di aver minato i principali centri portuali del Paese rendendo impossibile il commercio via mare.

La Difesa Ue secondo Draghi

"La Ue spende più di tre volte di quello che spende la Russia in campo militare, quindi c'è molta duplicazione, la prima cosa da fare è organizzare una conferenza tra tutti gli stati membri per razionalizzare la spesa militare". Con queste parole, il premier ha risposto a una domanda su quali siano le prospettive dell'autonomia strategica della Ue. Frasi importanti che confermano non solo l'urgenza del tema in ambito europeo e atlantico, ma anche nei rapporti tra Ue e Stati Uniti. Una superpotenza, quest'ultima, che è apparsa per molto tempo ben poco convinta di una difesa comune europea per il rischio che questa si sganciasse dall'Alleanza Atlantica.

La "zona grigia" dei pagamenti in rubli

Sempre durante la conferenza stampa, è stato poi toccato uno dei problemi principali non solo dei rapporti tra Mosca e Occidente, ma anche interni allo stesso blocco euro-atlantico: le sanzioni.

Sul punto, in particolare sul fattore energetico, Draghi ha detto di avere espresso con Biden l'insoddisfazione per come attualmente funziona il mercato energetico: in particolare sulla correlazione tra prezzi e la domande e l'offerta. Tema che era stato al centro anche di alcune rimostranze del governo italiano quando sono aumentati i costi del carburante senza che vi fossero reali fluttuazioni del volume in arrivo dalla Russia. Ai giornalisti, il presidente del Consiglio ha detto che sull'energia "in Europa dobbiamo essere uniti, ma al momento i pareri non sono unanimi su questo. Noi continueremo ad andare avanti". Un segnale che riguarda anche la spaccatura interna all'Ue sul sesto pacchetto di sanzioni.

Inoltre, si è parlato anche del pagamento in rubli: una delle richieste del Cremlino dopo le misure punitiva imposte da Europa, Stati Uniti e alleati.

"Non c'è nessuna dichiarazione ufficiale che i pagamenti violino le sanzioni, quindi è una zona grigia", ha spiegato il premier, "il più grande importatore, la Germania, ha già pagato in rubli e la maggior parte degli importatori di gas hanno già aperto conti in rubli".

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