"Duemila civili prigionieri. Vi racconto l'orrore russo"

La vicepremier ucraina accusa i russi: "Trattano i civili come criminali di guerra. Li tengono in prigione, li minacciano, li torturano e li picchiano". E chiede all'Ue maggiore rigidità: "Più a fondo con le sanzioni"

"Duemila civili prigionieri. Vi racconto l'orrore russo"

La denuncia rivolta all'esercito russo è fortissima e fa il paio con le terribili immagini che nelle scorse settimane sono arrivate da Bucha, tanto da spingere gli ucraini a parlare di crimini di guerra. A svelare l'orrore degli uomini di Mosca è Iryna Vereshchuk: la vicepremier ucraina, considerata fedelissima del presidente Volodymyr Zelensky, ha svelato che i russi "hanno nelle loro mani più di 2.000 civili". E in tal senso ha raccontato tutte le atrocità che si starebbero commettendo nei confronti delle persone: "Li tengono in prigione, li minacciano, li torturano, li picchiano".

Si tratta di volontari, giornalisti, sindaci, amministratori e volontari. Uomini e donne che necessitano di un aiuto rapido e che giorno dopo giorno rischiano la propria vita. Vereshchuk è anche ministro per la reintegrazione dei territori occupati, con il compito di trattare con il Cremlino per aprire corridoi umanitari e organizzare gli scambi di prigionieri. Dall'inizio del conflitto militare sono tornati indietro "360 dei nostri soldati scambiati con soldati russi", ma l'orizzonte temporale della guerra non è ancora definito e si teme un'escalation che possa provocare numeri sempre più drammatici.

Una guerra lunga

La vittoria dell'Ucraina con i territori riconosciuti dalla comunità internazionale nel 1991 viene considerata "la sola via d'uscita". Una vittoria che però, sottolinea Vereshchuk al Corriere della Sera, si può raggiungere solamente grazie all'impegno e al sostegno da parte dei Paesi occidentali. "Non intendo soldati ma armi, assistenza e sanzioni", ha voluto precisare in merito al supporto a Kiev. L'Ucraina più di una volta si è detta pronta ad affrontare una guerra lunga pur di non darla vinta ai russi, con l'intento principale di "rimettere in piedi" il Paese.

I negoziati

I negoziati sono ritenuti il vero strumento di mediazione per cercare di arrivare il prima possibile a un cessate il fuoco, ma hanno subito una battuta d'arresto e al momento sono congelati. Allo stato attuale l'unico punto di discussione con i russi riguarda un corridoio di salvezza da Azovstal: Vereshchuk ha spiegato che invece tutte le altre discussioni o le azioni politiche "possono essere messe sul tavolo soltanto dopo questo". E su questo fronte è stata chiarissima: altre trattative tra i negoziatori non saranno possibili "finché non veniamo a capo della questione umanitaria ad Azovstal".

La vicepremier ucraina ha riferito che nell'acciaieria si trovato 38 soldati in condizioni precarie, che risultano essere gravemente feriti. In cambio sono stati offerti 38 prigionieri russi, ma sullo sfondo resta sempre un piano di azione in grado di funzionare: "Se tutto va bene proveremo a metterlo in pratica entro la fine della settimana". Si pretende però un accordo firmato tra le parti, coinvolgendo un Paese mediatore come la Turchia. La strategia prevede l'ingresso delle ambulanze della Croce Rossa ad Azovstal per caricare i feriti mentre gli ucraina provvedono alla liberazione dei soldati russi.

L'appello all'Italia e all'Ue

Vereshchuk ha voluto ringraziare l'Italia e gli italiani per il sostegno dimostrato fin dal primo momento nei confronti del popolo ucraino e ha esplicitato gratitudine al premier Mario Draghi, da cui ci si aspetta il pieno appoggio per l'ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea: "È importante sostenerci adesso ma lo sarà molto anche a giugno, quando si

deciderà sulla nostra adesione all'Ue". Infine la vicepremier ucraina ha chiesto all'Unione europea di "andare più a fondo con le sanzioni", prevedendo ad esempio l'embargo su petrolio e gas.

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