Ebola, allarme globale «Rischio contagio anche per via aerea»

Preoccupazione dell'esperto Onu: «Il virus ora potrebbe mutare» Il Fmi: conseguenze sull'economia

Ebola, allarme globale «Rischio contagio anche per via aerea»

«Il virus dell'ebola potrebbe mutare e diffondersi per via aerea se l'epidemia non verrà tenuta sotto controllo velocemente»: l'allarme lanciato da Anthony Banbury, capo della missione Onu impegnata in Africa contro il virus, disegna uno scenario da incubo. Se in Sierra Leone e Liberia, i due epicentri di questo terremoto clinico e umanitario, è ora impossibile arginare il contagio (si calcolano cinque nuove infezioni ogni ora), adesso il rischio è che il quadro peggiori anche fuori da quei confini.

Perché il virus, passando di organismo in organismo, potrebbe mutare, e diventare trasmissibile non più solo attraverso i liquidi, ma anche attraverso l'aria. In modo immensamente più facile e veloce. E velocità dovrebbe essere la parola chiave nella risposta all'emergenza. Banbury, che alle Nazioni Unite lavora dal 1998, ha spiegato al Telegraph che lo scenario di una mutazione del virus è per ora «improbabile» anche che se «non può essere esclusa». Il punto, ha fatto capire, è che in certi momenti ci vuole decisione. E in questo senso la comunità internazionale, riunita di nuovo ieri a Londra per affrontare la questione, ha agito «un po' in ritardo» nel dare una risposta vera, effettiva, concordata all'epidemia mortale. Che resta «la più rischiosa alla quale io abbia mai assistito in un'intera carriera a contatto con guerre e disastri naturali», ha aggiunto Banbury.

Ridimensiona i termini della questione Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma: «Al momento non ci sono mutazioni, e nessuno può dire se il virus muterà o meno. Inoltre, anche in questa eventualità, non è detto che ciò determini una modalità di trasmissione per via aerea». Ma, ha specificato, «ciò non vuol dire che non si debbano applicare tutte le precauzioni previste».

Il numero di persone infettate con ebola sta raddoppiando ogni venti-trenta giorni, finora circa 3.300 sono state uccise dalla malattia e il Centro statunitense per il controllo delle malattie prevede fino a un milione e mezzo di casi entro gennaio. Obama aveva assicurato che il virus non sarebbe mai entrato negli Stati Uniti, poi c'è stato il caso di Thomas Eric Duncan, il liberiano diagnosticato a Dallas e che, secondo fonti texane citate dalla Cnbc, sarebbe entrato in contatto con un centinaio di persone. Non a contatto stretto, hanno precisato i medici, che però adesso tengono in osservazione questi possibili infetti.

E mentre arriva la notizia di un altro caso sospetto alle Hawaii, con una persona messa in isolamento per accertamenti, persino il capo del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde ha citato il virus ebola come un fatto che «può pesare sull'economia del mondo intero».

Parlando delle questioni aperte a livello mondiale, dalla crisi in Ucraina agli sviluppi politici in Medio Oriente e in alcune parti dell'Asia, Lagarde ha detto che «l'aggravarsi dell'epidemia di ebola in Africa potrebbe porre un rischio significativo per la regione e per il mondo se non gestita urgentemente in modo appropriato».

Un'invito, insomma, ad affrontare la situazione «in maniera

urgente e adeguata», pena i «rischi significativi sul fronte economico e finanziario». Il Governo del Regno Unito ha chiesto, durante la conferenza di ieri, un'azione urgente e decisiva da parte della comunità internazionale».

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