Gli irlandesi hanno votato e il primo risultato, che emerge dagli exit polls, è che la coalizione di governo - il Fine Gael (Fg) del premier irlandese, Enda Kenny, e il Partito Laburista - non ha più la maggioranza. Le rilevazioni dell'emittente nazionale Rte danno infatti il Fine Gael del premier Enda Kenny al 24,8% e gli alleati laburisti al 7,1%. Con il 32% complessivo la coalizione porterebbe a casa 55 seggi, ben lontani dagli 80 necessari per la maggioranza in Parlamento, risultato raggiungibile con almeno il 41-42% dei voti. I risultati di entrambi i partiti indicano un forte calo rispetto alle elezioni del 2011, quando il Fine Gael ottenne il 36,1% e i Labour il 19,5%.
In crescita il centro destra di Fianna Fail, che si attesta al 21,1%, più 4,5 punti rispetto alle precedenti politiche, mentre lo Sinn Fein di Jerry Adams, tradizionalmente legato all'Ira, diventa il terzo partito con il 16%, in aumento di sei punti percentuali. Il risultato potrebbe aprire la strada a un'alleanza senza precedenti (e potenzialmente instabile) tra rivali storici, Fine Gael e Fianna Fail.
Dato il complesso sistema elettorale irlandese, lo scrutinio procede con lentezza. L’annuncio ufficiale dei risultati definitivi potrebbe arrivare domenica o anche la prossima settimana, se ci saranno ricorsi e nuovi riconteggi. Anche se l’ Irlanda, con 4,6 milioni di abitanti, è in testa ai risultati di crescita nell’Unione Europea (Pil a +7% nei primi nove mesi del 2015), gli anni della crisi economica hanno lasciato la bocca amara negli irlandesi.
Sottolineando i buoni risultati economici, il premier uscente e la leader lburista, Joan Burton, si erano presentati al voto sostenendo che il governo di grande coalizione era l’unica opzione possibile per "stabilizzare" la crescita economica e proseguire il lavoro cominciato nel 2011.
Un altro exit-poll, questa volta pubblicato dall’Irish Times, prevede che l’unica strada possibile per il governo sia un’alleanza tra l’Fg e il Fianna Gail, tradizionalmente acerrimi rivali che prima del voto avevano entrambi escluso la possibilità di un’intesa.
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