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Faraone sta con chi okkupa e non parla con i professori

Da studente fuoricorso a viceministro all'Istruzione, l'esponente piddì snobba i presidi della Campania: si rifiuta di trovare soluzioni alle devastazioni degli studenti

Faraone sta con chi okkupa e non parla con i professori

Ma cosa ci fa uno come Davide Faraone al ministero dell'Istruzione? Perito chimico, studente fuori corso in scienze politiche e politico di professione, è uno strenuo difensore delle okkupazioni e delle "sveltine" nelle aule scolastiche. È addirittura un teorico delle occupazioni: per lui sono "esperienze di grande partecipazione democratica". Tanto che va in giro a predicare "la legalizzazione e l'autogestione programmata, come un momento di crescita da affiancare alla didattica". Ma non ha il coraggio di andarlo a dire in faccia ai massimi rappresentanti delle scuole autonome campane riunite a Napoli per fare il punto sul futuro della scuola. Semplicemente non si è presentato.

Meglio fuggire che fare la figuraccia. Perché, dopo le sue dichiarazioni a favore delle okkupazioni, avrebbero voluto capire dal viceministro all'Istruzione cosa gli fosse passato per la testa. Il tempismo dell'esponente piddì era stato sorprendente: proprio mentre le scuole venivano devastate da studenti e violenti, Faraone se ne usciva sulla Stampa con frasi del tipo "Quanti amori si sono consumati in quei sacchi a pelo". O anche: "Non basta il suono di una campanella per fermare l'energia che si crea, cresce e muove in una scuola". Ciò che conta per Faraone è "riaccendere quella passione civile che oggi rischi di spegnersi". E, per farlo, è ben disposto a sacrificare pure l'insegnamento. Eppure, dopo le devastazioni del Galliani, il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini si era vista costretta a fiondarsi a Napoli e promettere soldi per le ristrutturazioni.

Faraone non ha avuto la stessa accortezza della Giannini. Dei rappresentanti delle scuole autonome regionali se ne è bellamente infischiato. I presidi della Campania, presi in contropiede dall'ondata violenta e devastante di occupazioni, lo hanno inteso invano sperando di trovare una strategia comune per evitare che la situazione degeneri. All'appuntamento non solo l'esponente piddì non si è presentato, ma non ha presentato nemmeno uno straccio di giustificazione.

Ha preferito evitare il confronto. È forse questa la "buona scuola" che ha in mente il premier Matteo Renzi?

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