"Non c'è nessuna ragione per essere ottimisti. La minaccia non è mai stata così forte". È soprattutto l'impegno della Francia nella lotta contro lo Stato islamico a fare dire al procuratore di Parigi, François Molins, che la questione terrorismo deve stare al centro dell'agenda del Paese.
"Dal 2013 il numero dei dossier è esploso, aumentato del 180%", racconta in un'intervista a Le Figaro. Le autorità francesi stanno cercando attivamente più di trecento jihadisti, tra coloro che sono ancora in Siria, a combattere nelle varie fazioni impegnate nella guerra civile, o sulla via del ritorno. E il profilo di queste persone non è necessariamente uno solo.
"Ci sono quelli più navigati - spiega Molins -, dunque più pericolosi. Poi i delusi. Infine gli squilibrati psichici o psichiatrici, che potrebbero avere preso parte in azioni abominevoli e devono essere puniti e curati".
Il rischio maggiore è dato, secondo il procuratore, da persone che agiscono nell'ombra. "Possono avere delle vite normali, come nel caso di Sid Ahmed Ghlam, che voleva colpire il mese scorso a Villejuif. In apparenza sono persone sole, ma a grattare un po' la superficie ci si rende conto che agiscono in nome di gruppi terroristici", come il sedicente Stato islamico.
A fare più paura, conclude il procuratore, è "il terrorismo low cost".
Quello dei lupi solitari, come Amedy Coulibaly. Perché "è più difficile da individuare. Da venti o trent'anni ragioniamo su cellule strutturate e identificate. Ora ci troviamo di fronte a individui venuti dal nulla".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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