Mille frustate, da ricevere cinquanta alla volta. Uno stillicidio che avrà luogo ogni venerdì fino a che non sarà raggiunto il numero che una corte saudita ha deciso di infliggere al blogger Raid Badawi, colpevole di avere messo in piedi il network Saudi Liberals, ragion per cui è stato arrestato a giugno 2012.
Mille frustate e dieci anni di carcere, per una serie di reati che vanno dal cybercrimine, all'offesa all'islam. Ma anche una multa da circa 200mila euro (un milione di rial) e il divieto di abbandonare per dieci anni il regno allo scadere della pena.
La prima "dose" è arrivata venerdì scorso e per oggi era prevista la seconda, che i medici hanno però chiesto di rinviare per ragioni mediche. "Le precedenti ferite non erano guarite a dovere" e Badawi non reggerebbe una seconda scarica di frustate. Lo scrive Amnesty International, una delle molte voci ad essersi levate in questi giorni in favore del blogger, per cui molte organizzazioni hanno chiesto la sospensione della punizione.
"Le frustate sono proibite dal diritto internazionale insieme ad altre forme di pena corporale", ha ricordato Said Boumedouha, vicedirettore del programma Medio Oriente di Amnesty. A chiedere di continuare a fare pressioni dall'estero anche la moglie del blogger, fuggita con i tre figli in Canada, da dove ha fatto sapere tutta la sua preoccupazione per le condizioni precarie del marito.
Quella di Badawi non è l'unica questione legata ai diritti umani che preoccupa gli osservatori.
Oggi una donna è stata decapitata sulla pubblica piazza alla Mecca, condannata per abusi sessuali e per l'omicidio della figliasta. Per Human Rights Watch è la decima persona giustiziata dall'inizio dell'anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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