Mondo

L'ipocrisia tedesca che piace alle Big Tech

Le autorità tedesche chiedono ai portali di contenuti per adulti di procedere con l'attuazione di una verifica sull'età degli utenti, mentre i social media continuano a passarla liscia

L'ipocrisia tedesca che piace alle Big Tech

Le autorità tedesche hanno deciso di bloccare xHamster, uno dei più grandi siti web pornografici del mondo, rendendolo inacessibile a 83 milioni di persone in Germania. Come riporta Wired, l'ordine di bloccare xHamster potrebbe essere emesso nelle prossime settimane dalla Commissione per la protezione dei minori nei media (Kommission für Jugendmedienschutz in tedesco) e fa seguito alla mancata introduzione da parte del celebre sito porno di controlli sulla verifica dell'età. Legislatori di tutto il mondo, fra cui Canada, Francia e Regno Unito, stanno cercando di introdurre misure simili volte a impedire ai minori di accedere al materiale pornografico presente sul web, ma la decisione presa dalle autorità tedesche è forse la più radicale adottata ad oggi. Il presidente della commissione, Marc Jan Eumann, ha confermato che le autorità della Repubblica federale stanno prendendo provvedimenti non solo contro xHamster ma anche contro altri famosi siti porno: secondo le indiscrezioni si tratterebbe di YouPorn, Pornhub e MyDirtyHobby, tutti di proprietà di MindGeek.

La Germania mette nel mirino i siti porno più importanti

Eumann sottolinea che le società avrebbero dovuto mettere in atto sistemi di controllo dell'età per assicurarsi che i loro visitatori non siano minori. La legge, spiega, dice che i contenuti pornografici dovrebbero essere accessibili solo agli adulti ma nulla sarebbe stato fatto in tal senso dai siti pornografici citati. Nelle scorse settimane la commissione presieduta da Eumann ha individuato l'Internet service provider, chiedendo di oscurare xHamster. La vicenda, tuttavia, benché le finalità possano essere del tutto condivisibili, solleva non poche perplessità dal punto di vista pratico e - non solo. Come ha spiegato a Motherboard il vicepresidente di xHamster, Alex Hawkins, "proteggere i minori dai contenuti per adulti trovati online è un'idea positiva, e tutti la dovrebbero sostenere. Ma ciò che sta accadendo qui invece è un tentativo di censurare alcuni dei grandi attori del mercato dell'industria per adulti, lasciando senza supervisione centinaia di siti Web per adulti più piccoli. Ci è stato chiesto selettivamente di limitare l'accesso implementando l'Av (Age Verification). Cosa farebbe un utente in questo caso? Sceglierebbe semplicemente un altro sito Web gratuito (non soggetto ad Av). Un simile approccio proteggerà i minori? Difficilmente. La maggior parte degli utenti opterebbe per un altro sito Web per adulti senza AV".

Come spiega Emily van der Negal, l'autrice del libro Sex and Social Media, "le persone, compresi gli adolescenti, troveranno un posto dove accedere a materiale per adulti. Se c'è qualcosa che abbiamo imparato negli ultimi anni, è che il porno troverà sempre un modo". Una volta bloccati i quattri siti porno più importanti, gli utenti - minori compresi - troverebbero dunque il modo di aggirare l'ostacolo visitando siti web più piccoli. E forse anche più pericolosi.

E i social?

C'è poi un velo di ipocrisia che affligge questa vicenda. Dato che sulle piattaforme social si trova di tutto e di più - compreso materiale sensibile nei confronti dei minori, e non solo di natura sessuale - perché le autorità tedesche non scatenano la stessa guerra nei confronti di Facebook, Instagram o Twitter e pretendono che Big Tech attui dei controlli stringenti per tutelare i minori? Forse perché si tratta delle società più influenti e potenti nel mondo, a differenza dei siti porno citati? Forse perché così è facile, ma non serve - concretamente - a tutelare i minori? In Italia, ricorda un articolo di Repubblica del dicembre 2019, per utilizzare i social network, secondo la normativa vigente, occorre aver compiuto almeno 14 anni. Fra i tredici e i 14 è possibile farlo, ma con la supervisione dei genitori. Sotto i 13 anni è semplicemente vietato usare Facebook, Instagram, Twitter, Snapchat o WhatsApp. Peccato che questa norma non venga rispettata. Secondo il sondaggio realizzato da Osservare Oltre (Associazione Nazionale Presidi ed eTutorweb) per il Tg3, l’84% dei ragazzi tra i 10 e i 14 anni possiede un profilo sui social. Nessuno al momento dell’iscrizione ha indicato la sua vera età, con buona pace dei controlli.

E in Germania non è diverso, ma nessuno dice nulla. Perché Big Tech può fare questo ed altro, nel silenzio dei governi

Commenti