Lo scoop di David Cay Johnston, che ha mostrato al pubblico una vecchia dichiarazione dei redditi di Donald Trump (risalente al 2005), ha alzato un gran polverone, com'era ampiamente prevedibile. Ma c'è un dettaglio, o meglio un'insinuazione, per certi versi imbarazzante. A rivelarla è lo stesso giornalista: non esclude che sia stato lo stesso presidente a fargli inviare la mail con il documento. "È assolutamente possibile che sia stato Donald ad inviarmelo", ha detto Johnston nel corso della puntata del "Rachel Maddow Show" il programma della Msnbc che ha rivelato il documento. "Donald Trump negli anni è stato all'origine di moltissime fughe di notizie quando pensava che la pubblicazione del materiale era nel suo interesse".
La gola profonda, dunque, potrebbe essere lo stesso Trump (o qualcuno per suo conto). Ma a quale fine? Forse per mettere a tacere, una volta per tutte, le polemiche sulle tasse pagate dal presidente e le accuse di scarsa trasparenza. "Con Donald, sapete, non si sa mai e quindi ho incluso anche quella possibilità nella lista delle possibili provenienze del documento". Una cosa è certa, Johnston non è uno sprovveduto (nel 2001 ha vinto un Pulizer). Autore del libro "The Making of Donald Trump", ha sottolineato con una certa malizia che Trump ha la tendenza a "creare la sua realtà: dice cose che non sono vere, le dice e poi nega di averle dette, vive in questo mondo e non quello in cui viviamo noi di fatti verificabili".
Non sappiamo se sia andata davvero così. La Casa Bianca ha protestato, formalmente, accusando l'emittente Msnbc di aver pubblicato "in modo totalmente illegale" la dichiarazione dei redditi, ma ha confermato l'autenticità del documento. E il figlio del presidente, Donald jr, con un twett ha ringraziato la giornalista Rachel Maddow "per aver provato ai tuoi ascoltatori che odiano Trump quanto successo abbia Donald Trump e che ha pagato 40 milioni di tasse".
Ma la pubblicazione di quei documenti è davvero illegale? I dati sono riservati ma a difendere i due giornalisti (e l'emittente) c'è sempre il primo emendamento, che garantisce libertà di parola e stampa. Bisogna dimostrare, però, che il documento non è stato ottenuto in modo fuorilegge: ad esempio se è arrivato via mail da qualcuno, senza che il giornalista abbia corrotto qualcuno per ottenerlo. La Casa Bianca, nella sua dichiarazione, ha elencato uno ad uno tutti gli articoli del codice penale che vietano la pubblicazione di informazioni fiscali, senza l'autorizzazione dell'interessato e le pene previste.
La questione era stata già dibattuta durante la campagna elettorale quando, di fronte ai rifiuti di Trump di rendere note le sue
dichiarazioni dei redditi, il New York Times e il Washington Post si erano detti pronti anche a finire in prigione per difendere la pubblicazione di documenti di questo genere. Vedremo ora come andrà a finire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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