Guerra in Ucraina

"Un milione a testa". Abramovich in crisi: la richiesta

Roman Abramovich e gli altri oligarchi sono alle strette: a un mese dall'applicazione delle sanzioni alla Russia sono disperati

"Un milione a testa". Abramovich in crisi: la richiesta

A distanza di oltre un mese dall'inizio della guerra in Russia, le sanzioni mostrano la potenza del loro significato, se non direttamente sulla Federazione russa, sicuramente sui suoi oligarchi. Si definiscono "nuovi poveri" perché non possono più disporre dei miliardi con i quali pagavano autisti, yacht, aerei privati, personale per ogni capriccio. Tra loro c'è anche Roman Abramovich, ormai ex proprietario della squadra del Chelsea, che pare sia talmente disperato da aver chiesto un prestito da un milione di euro a tutti i suoi amici americani, anche a quelli che gravitano attorno al mondo di Hollywood. L'oligarca ha negato questa indiscrezione proveniente dai media inglesi, ma è sufficiente fare due conti per capire che, effettivamente, la sua posizione non è particolarmente agevolata in questo momento.

Bisogna partire dal presupposto che il patrimonio di Roman Abramovich, così come quello di tutti gli altri oligarchi, non può essere rivenduto a causa delle sanzioni, se non con transazioni in quei Paesi che non le hanno applicate che, però, sono quelli in cui non esiste un vero e proprio mercato del lusso. Intanto, però, l'oligarca ha spostato tutti i suoi beni in Paesi "amici". Senza i suoi miliardi, è evidente che Roman Abramovich ha grandi difficoltà a far fronte agli esorbitanti costi di mantenimento delle sue proprietà, che si aggirerebbero sui 750mila euro alla settimana. È stato stimato che l'oligarca russo sia possessore di almeno tre jet privati, cinque mega yacht, innumerevoli ville da mille e una notte.

Tutto questo ha bisogno di essere manutenuto e quindi alle dipendenze dell'oligarca c'è un vero e proprio esercito di persone tra piloti, comandanti, personale di bordo ma anche ingegneri, chef, hostess e marinai, solo per yacht e jet. In più c'è il personale di servizio delle ville, composto da giardinieri, camerieri, altre brigate di cucina e di sala, senza contare che, ovviamente, per tutto questo servono degli amministratori, che devono anch'essi essere pagati.

Ma Roman Abramovich non è l'unico oligarca che piange miseria. Tra i tanti "nuovi poveri" c'è anche Petr Aven, direttore della più grande banca privata russa, che negli anni ha accumulato miliardi di dollari con gli investimenti petroliferi e che ora, invece, non è più in grado nemmeno di pagare l'autista. Una disgrazia per uno come lui, che non ha mai imparato a guidare. "Mi sarà permesso avere un addetto alle pulizie o un autista?", ha chiesto durante un'intervista poche settimane fa. Anche il socio di Aven, Mikhail Fridman, ha lamentato la stessa situazione.

"Le autorità del Regno Unito dovrebbero darmi una certa somma così che possa andare in taxi e comprare cibo, ma sarà una cifra molto limitata in relazione al costo della vita a Londra", ha dichiarato a El Pais, definendosi un recluso ai domiciliari.

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