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Hong Kong, la Cina non può controllare i media esteri

La Cina esercita un controllo efficace sul sentimento interno, ma non riesce ad influenzare l'opinione globale. Pechino chiede imparzialità ai media internazionali

Hong Kong, la Cina non può controllare i media esteri

Dopo aver tentato, invano, di orchestrare su Twitter e Facebook una banale campagna IW esterna per plasmare l'opinione pubblica mondiale, la Cina è stata costretta a chiedere aiuto. In un dossier di 41 pagine inviato alle principali agenzie di stampa del mondo, Pechino chiede imparzialità ed oggettività. Hong Kong è entrata nel terzo mese di disordini politici e sociali senza precedenti.

Proteste di Hong Kong, la Cina chiede aiuto ai media stranieri

Hua Chunying, capo del Dipartimento dell'Informazione del Ministero degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese, poche ore fa ha inviato alle principali agenzie di stampa del mondo un dossier di 41 pagine per sostenere la posizione del governo centrale sulle proteste di Hong Kong

"L'opinione pubblica di Hong Kong chiede legalità, ordine e tranquillità. E’ imperativo porre fine alle violenze, al caos e ripristinare l'ordine. Spero che come agenzia mediatica, ti assumerai la dovuta responsabilità sociale e realizzerai rapporti neutrali, obiettivi, imparziali e completi, in modo che la tua copertura possa aiutare a far comprendere la verità a quei manifestanti ignoranti. Purtroppo, la copertura mediatica è basata su racconti non confermati o del tutto inventati. Aiuta coloro che sono stati seriamente indotti in errore a maturare un giudizio razionale ed equo".

Il capitolo più lungo del dossier è dedicato a quelle che Pechino identifica come "le interferenze straniere negli affari di Hong Kong".

Pechino esercita un controllo efficace sul sentimento interno, ma non riesce ad influenzare l'opinione globale. Le capacità IW della Cina di plasmare l'opinione pubblica internazionale si sono rivelate molto meno efficaci rispetto a quelle interne. A Pechino bisogna riconoscere una adattabilità dinamica al contesto. Il dossier del Ministero degli Esteri cinese è stato inviato 48 ore dopo il fallimento della campagna IW esterna concepita per influenzare l'opinione pubblica globale tramite Twitter e Facebook. Ricordiamo che Twitter ha bloccato 936 profili provenienti dalla Cina che stavano coordinando attacchi al movimento di protesta di Hong Kong. Twitter è bloccato in Cina, ma disponibile a Hong Kong, una regione semi-autonoma. I 936 profili erano collegati a 200mila account automatizzati collegati alla rete spam. Anche Facebook ha rimosso sette pagine, tre gruppi e cinque account. 15.500 account hanno seguito una o più di queste pagine, mentre 2.200 account si sono uniti ad almeno uno di questi gruppi.

Varcati i confini nazionali, il Great Firewall è un muretto di sabbia

La banale campagna IW esterna di Pechino è stata concepita per screditare all'estero i manifestanti. Questi ultimi sono stati dipinti come scarafaggi, criminali, ignoranti e terroristi dal governo centrale. Tuttavia per tentare di influenzare le masse bisogna considerare svariati fattori ed individuare la Chiavi Asimmetriche Abilitanti. Non si può influenzare un europeo con gli stessi contenuti potenzialmente validi per un cinese. Una lezione che Pechino sta imparando a sue spese.

I media stranieri si sono concentrati sulle azioni della polizia di Hong Kong, legittimando i manifestanti. Invece di disprezzarli (secondo le errate valutazioni di Pechino) minando la loro credibilità, i media internazionali sono stati estremamente comprensivi nei confronti dei manifestanti di Hong Kong. Il governo cinese si è reso conto di non poter controllare i media esteri e che il suo apparato di propaganda perde autorevolezza ed affidabilità varcati i confini nazionali. Con le proteste di Hong Kong, la Cina ha capito che le sue capacità di influenzare il modo in cui i media internazionali raccontano una storia, plasmando quindi la percezione degli utenti, sono di gran lunga inferiori a quelle sviluppate da Stati Uniti e Russia. Il modello IW "Hong Kong" sarà studiato a lungo dal governo cinese. Il Great Firewall garantisce controllo sui media ed i social interni come WeChat e Weibo.

Varcati i confini nazionali, il Great Firewall è solo un muretto di sabbia.

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