I due volti della Spagna in un nuovo dizionario

Identità, franchismo e "carlismo". Barcellona e Madrid, stesse parole e diversi significati

I due volti della Spagna in un nuovo dizionario

Intanto qualcosa si muove. La Spagna aspetta ma non tace, si sfogliano i giorni di un calendario dell’Avvento che quest’anno aspetta più le elezioni di Babbo Natale. Fra tre giorni la Catalogna va alle urne e il Paese ha bisogno di mettere una pezza.

Rattoppare quello squarcio che la bislacca dichiarazione di indipendenza proclamata dal President Carles Puigdemont ha provocato per poi fuggire lontano dal pericolo del carcere. Serve un punto e a capo, anche se è sempre più evidente che non basteranno queste elezioni per richiudere la ferita. Fuori dai palazzi, la gente. Che parla, che segue e tifa, che discute e si azzuffa. Eccola l’eredità pesante e folle di Carles Puigdemont, che ha lasciato un Paese in panne, pericolosamente instabile, gravemente danneggiato, impoverito. E quel che è peggio è che il proces si è allargato come un tumore, un argomento d’interesse per pochi ha finito per infettare tutti, per dilagare nei talk show pomeridiani: esaltarsi per l’indipendenza o maledire i separatisti, questo è il dilemma. E chiunque sente di avere una propria posizione, un pensiero da far prevalere.

Arrimadas Ines è un’icona controcorrente che spaventa gli indipendentisti: molto catalana, ma contro la separazione. Una rarità. A un soffio dalle elezioni i sondaggi la danno in testa. Crede in un progetto di unità nazionale ed europea e lo difende dall’opposizione nel Parlamento della Catalogna. È presidente del gruppo Ciudadanos al Parlamento. Il giorno in cui si è votato il progetto di legge per la realizzazione del referendum del 1° ottobre, lei ha votato contro e durante la discussione si è alzata ed è andata via. Inés ama la regione e la sua cultura. Parla e scrive perfettamente il catalano, ma difende lo spagnolo come lingua nazionale. Per essere convincete è convincente, ne può dare testimonianza Xavier Cima, il marito che quando era ancora il fidanzato è stato deputato del partito Convergenza Democratica della Catalogna. Cima era un indipendentista convinto, una promessa del movimento separatista catalano, fino a quando ha conosciuto Arrimadas. Ora si dedica al giornalismo ed è conosciuto come «l’uomo che lasciò tutto per amore». Il separatismo è entrato nella pelle della gente, fuori dai confini, non solo a Barcellona, non solo in Catalogna, ma nella Spagna intera. Tanto che El Pais stilava un dizionario indipendentista spagnolo. Parole che entrano nell’uso comune, che senti a fare la spesa, sull’autobus.

Carlista: sostenitore di Carles Puigdemont.

Costituzione: manuale di tortura della Santa Inquisizione, spazio dittatoriale tra il parallelo 154 e 156

Democrazia simulacro e sistema che confonde la separazione dei poteri, neutralizza la separazione dei poteri e neutralizza l’opposizione.

Esiliato: un turista. Definizione geniale, in cui il quotidiano si riferisce chiaramente alla fuga a Bruxelles di Puigdemont. Il leader in esilio ha fatto molto discutere. I suoi continuano a sostenerlo e vedono in questo gesto la scelta lucida di un politico che vuole esportare il problema locale all’estero, farne parlare, rendere la questione internazionale, un problema dell’Europa. I suoi detrattori ovviamente l’hanno vista nel modo più banale possibile: una fuga dal carcere, la sorte che è toccata ai suoi compagni.

Fascista: termine antitetico e contrario di indipendentista. Si può usare anche per chiamare banalmente il cameriere. Spagnolo.

Madrid, sinonimo di madre patria, che strozza, che soffoca la libertà, l’identità.

Rajoy, ovvero il premier alle prese con la levetta d’emergenza che nessuno avrebbe mai voluto tirare: l’articolo 155, lasciato in eredità dai Padri costituenti ma che mai nessuno prima aveva osato indire. Lui ha dovuto suo malgrado, i separatisti hanno a tal punto pompato la questione catalana che non c’è stato scampo. E rimarrà nella storia.

Sovrano, ovvero Felipe VI che è arrivato senza alcun dubbio nel momento giusto. La monarchia con lui sta recuperando pezzi e dignità. Juan Carlos ha lasciato il trono ad un figlio serio e giudizioso. Come non era lui.

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