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Genitori uccidono le figlie, convinti che le avrebbero poi "risuscitate"

Gli inquirenti indiani hanno disposto una perizia psichiatrica nei confronti dei coniugi fermati, che erano vissuti finora pressoché isolati dal mondo

Genitori uccidono le figlie, convinti che le avrebbero poi "risuscitate"

In India è andata in scena, domenica sera, l’uccisione di due ragazze ad opera dei loro stessi genitori, convinti che, una volta ammazzate le giovani, loro sarebbero riusciti a “risuscitarle”. Le due vittime sono state picchiate a morte dal padre e dalle madre, e i coniugi erano sicuri di potere riportare in vita le figlie mediante un particolare rituale esoterico. I genitori delle malcapitate si sono vantati anche davanti alla polizia dei loro presunti poteri paranormali e taumaturgici, opponendo resistenza al loro arresto. Tutto questo è accaduto nella città di Madanapalle, nello stato indiano dell'Andhra Pradesh, nell’est del subcontinente.

La sera di domenica scorsa, i coniugi V Padmaja e V Purushotham Naidu hanno preso a malmenare le loro figlie Alekya, di 27 anni di età, e Sai Divya, 22enne. La prima vittima era una studentessa dell’Istituto indiano per la Salvaguardia delle foreste, mentre la sorella era laureata in Organizzazione aziendale e aspirava a intraprendere una carriera nel settore della musica e delle case discografiche. I genitori hanno però spezzato i sogni delle due aggredendole a colpi di manubri e, inoltre, pugnalandole, fino a quando Alekya e Sai Divya non sono decedute. Tale cruenta scena, caratterizzata dalle urla disperate delle malcapitate, ha ovviamente suscitato attenzione e sospetti da parte dei vicini di casa, che hanno prontamente avvertito la polizia e le squadre di soccorso. Quando i soccorritori sono arrivati lì, si sono trovati davanti i corpi delle due malcapitate distesi a terra e “avvolti in dei sari”. I medici del pronto soccorso non sono però riusciti a salvare le due giovani, ricoverate in condizioni ormai disperate.

La polizia intervenuta sulla scena del delitto, una volta interrogati V Padmaja e V Purushotham Naidu, si è quindi trovata di fronte a una sconvolgente spiegazione da parte dei coniugi circa i motivi del folle gesto. Agli agenti, gli sposi hanno appunto detto che delle voci avevano imposto loro di fare un sacrificio umano, ma loro, una volta immolate le figlie, sarebbero riusciti a riportarle in vita grazie a dei “poteri speciali” posseduti dagli stessi coniugi. Il marito e la moglie hanno poi opposto resistenza all'arresto, insistendo che entro la mezzanotte avrebbero risuscitato le ragazze ammazzate. Gli agenti hanno di conseguenza constatato il pieno stato di delirio in cui si trovavano allora V Padmaja e V Purushotham Naidu.

Andando a scavare nel passato dei due assassini, gli inquirenti hanno così portato alla luce il fatto che gli stessi vivevano, insieme alle ragazze, isolati da mesi a causa della pandemia e, per paura del Covid, avevano pressoché azzerato i contatti con i vicini e con altre persone. Tale condizione di isolamento assoluto avrebbe di conseguenza, a detta degli investigatori, influito non poco sul deterioramento dell’equilibrio psichico dei coniugi.

Le autorità di pubblica sicurezza indiane hanno comunque disposto una perizia psichiatrica nei confronti della coppia, mentre proseguono gli accertamenti a carico dei medesimi sospettati.

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